Ho l’impressione che se vogliamo parlare di vita comunitaria, oltre a tutte le riflessioni scritte fino ad ora dobbiamo anche tenere conto di un’altra questione. La comunità non è un monolite ben strutturato che sa bene cosa c’è al suo interno e che è governata da chi se ne intende di cosa vuol dire tenere la barra sempre nella direzione giusta e che in qualche modo sa anche come mantenere una unità monolitica dove si è molto attenti a controllare interferenze interne e esterne che sembrano sfaldare l’unità profonda. È come se la comunità ha paura di tante interferenze interne o esterne e quando queste sembrano arrivare la comunità si chiude a riccio. Nella migliore delle ipotesi è da chi ha in mano la responsabilità che arrivano tutte le indicazioni per procedere in una certa direzione. Certo tutti i temi, tutte le questioni che stanno fuori la comunità, possono arrivare dentro la comunità, ma tutte le questioni e i temi vanno governati diciamo noi con sapienza e prudenza. In questo modo sappiamo che tutto si spegne e si normalizza e niente può cambiare, tutto è portato dentro un percorso che è già predisposto. Io non intendo così la comunità. Essa deve diventare un luogo, uno spazio e un tempo dove le mille vicende del mondo si intrecciano con le mille vicende della comunità. I temi della pace, della giustizia non possono essere normalizzati dentro percorsi preconfezionati, devono invece diventare luoghi di intersezione, di incrocio con tutto quanto succede nel mondo. La pace nasce, non da un programma, ma da un dialogo continuo con il mondo, la giustizia si realizza non perché rivendicata da una comunità come un diritto, ma perché la comunità cristiana si pone in continuo atteggiamento di confronto con tutte quelle forze che in qualche modo hanno a cuore il tema della giustizia. La comunità non è un monolite di idee, ma un continuo spazio di intersezione tra mille vicende tutte diverse tra loro. Il tema non è governare tutte queste intersezioni, ma di lasciarle fluire tutte, nella speranza che in tutto questo fluire si possano trovare luoghi, spazi, temi e tempi per realizzare giustizia e pace tutti insieme.
Mi piace sempre trasportare la tua logica della comunità in quella familiare. I cambiamenti degli ultimi anni hanno mandato in profonda crisi il concetto di famiglia dove era il capofamiglia a tenere le redini di tutto, ad imporre le sue scelte e stile di educazione. La famiglia é in trasformazione e credo che nelle giovani generazioni si veda ancora di più, non é più possibile calare solo dall’alto le scelte e le intenzioni, la nuova famiglia deve imparare ad essere dialogante, noi mamme abbiamo gli stessi impegni e doveri dei papà e spesso i compiti sono interscambiabili nella cura della casa, dei figli, della famiglia. Spero che queste novità siano trattate nei corsi di fidanzamento in vista del matrimonio ma anche per le coppie che decidono di vivere insieme e rimandare questa importante scelta, ma anche per le famiglie già consolidate che dopo anni rischiano una crisi profonda per un mutamento tanto repentino che é si dovuto ma difficile da calare nella quotidianità. Un abbraccio Don Sandro, essere un autorità dialogante e aperta é davvero l’unico modo per creare una comunità nuova e al passo con i tempi che vede nel futuro e nei giovani una nuova bellissima sfida, senza paura di difficoltà e contrattempi.