insieme

Un uomo di 90 anni ci accoglie a casa sua. Sua figlia e i suoi amici preparano la casa. Poi la gente arriva alla spicciolata. Ciascuno porta un dono e forse in quel dono c’è un po’ della loro vita. Così almeno immagino io che non conosco quasi nessuno. Ci si mette seduti e in cerchio. Ci sono preti, laici, monaci e monache. Siamo nel cortile della casa. Mi aspetto che il prete di turno inizi a preparare canti e tutto il resto per la preghiera in famiglia. Ed invece non fa niente. Solo qualche domanda di chiarimento ad alcune persone che sembrano gli organizzatori della serata. E poi si inizia. Ancora il prete non fa niente, assiste e partecipa come tutti gli altri. non fa nemmeno un pensiero iniziale, una piccola predica, niente; interviene come uno dei tanti e lascia fare. Sono altri che guidano la preghiera. Sono altri che leggono il vangelo. Sono altri che cantano. Il prete partecipa. In tanti fanno riflessioni e preghiere. Ed anche la conclusione è affidata ad altri che non sono preti. Poi un piccolo momento di rinfresco e di convivialità. I preti con la gente, Tranquilli, senza necessità di correre a destra o a sinistra, non c’è niente da coordinare, da organizzare, basta stare con la gente. Non siamo su Marte. Siamo vicino a Marango, dai miei amici monaci. Tutto qua. Il piano superiore di una chiesa che prova a non suddividere laici, clero, monaci o quant’altro. Una chiesa che si fa fraternità, una chiesa di uomini  e donne, una chiesa di cristiani che ricorda amici e malati e la pace. Una chiesa che fa tutto questo in maniera semplice, organizzata, fraterna, concreta. Che non dice diamo responsabilità ai laici e poi fa tutto il prete. Una chiesa semplice di uomini e donne. Inizia a piovere. Tutti insieme sistemiamo e poi ci si saluta. Con semplicità e fraternità. Mi sembra un buon piano superiore della vita di chiesa. Possibilmente da imitare dalle nostre parti di Bergamo