Le organizzazioni tutte tendono ad essere conservative, non tanto perché non camminano, ma perché, camminando, in qualche modo si portano dietro tutta una storia che, a parte qualche piccolo ritocco per attirare di più, alla fine il nodo cruciale di tutta la storia di queste organizzazioni rimane identico. Succede così alla storia, succede così alle nostre città, alla chiesa, ai gruppi sociali, alle organizzazioni. Chi ha in mano il cammino di tutte queste organizzazioni tende a conservarle così come sono. Certo che camminano, ma rimanendo sempre uguali a loro stesse. Non c’è niente che le può far cambiare. E così lentamente implodono su loro stesse e vanno a finire. La motivazione che si adduce è sempre quella: non ci sono ricambi generazionali, non ci sono giovani che vogliono prendere il nostro posto. E quando arrivano i giovani, magari attratti dalla bellezza di un’idea, dopo un po’ rinunciano e rinunciando decidono se rimanere un po’ rassegnati, oppure se ne vanno, magari anche arrabbiati. Siamo prigionieri di un cammino del si è fatto sempre così. Anche io, che ormai mi sono strutturato in un certo modo, e cammino sempre nella vita, rischio di bloccare ogni sviluppo di un cammino in nome del si è sempre fatto così. La consegna ad altri è sempre rischiosa, perché un cammino fatto in un certo modo, in mano ad altri diventa un’altra cosa, e non so se lo voglio. Addirittura può capitare che dato in mano ad altri il cammino può anche morire, e forse rinascere in altro modo, che non riesco ad immaginare, perché ogni rinascita è imprevedibile. Quindi meglio camminare di conserva o meglio lasciare ad altri il cammino? Ho scoperto che uno dei modi per camminare uscendo da questo conservatorismo è l’incontro con l’imprevisto sul cammino. Quando incontro l’imprevisto può succedere che nasce qualcosa di nuovo. Ma ne parleremo ancora.
C’è una giovanissima associazione nata da un giovane coraggioso Nicolò Govoni che sta costruendo nuove scuole in tanti posti difficili del mondo: Congo, Kenia, India, centro profughi in Grecia, Cuba, si chiama “Still i Rise”, ha iniziato tutto con un viaggio in una missione in India e prendendo fondi diventando scrittore e giornalista, per migliorare le condizioni dei suoi fratelli indiani.
Il mio sostegno nasce proprio in questo concetto antico: aiutiamo più piccoli del mondo uno alla volta per cambiare il mondo con un’istruzione di qualità, in modo che le future classi sociali potranno essere migliori di noi.
Io ci credo, nei giovani, nei piccoli, nel futuro e credo che consegnare a loro le chiavi del futuro affiancandoli con le nostre conoscenze é l’unica strada.
La nostra generazione ha spesso fallito, nel rispetto per il diverso, per l’ambiente, nelle istituzioni…ma i giovani hanno dei valori di giustizia, credono ancora in un futuro migliore ed é giusto credere in loro, sempre, ed aiutarli dove noi abbiamo perso, perché il futuro é loro e il nostro unico compito é lasciare un mondo migliore per i più piccoli.
Alessandro e Sabrina per 29 ott. “Imprevisto nel cammino”.Ci ritroviamo tantissimo in questa vostra meditazione perché fa parte anche del nostro cammino proprio segnato dagli imprevisti ascoltando i giovani.Quanta ricchezza dalle vostre esperienze.Grazie.