giuditta

di | 21 Ottobre 2020

Giuditta è rappresentata da un sacco di  artisti nella scena forse più atroce della sua vicenda: in una mano tiene una spada e nell’altra la testa del generale assiro Oloferne. Lo potete vedere anche nell’opera d’arte del Caravaggio che ho messo oggi. Forse in questo gesto sono raccolte tutte quelle tradizioni e storie antiche che raccontano come i giudei provarono in tanti modi diversi a liberarsi dall’oppressione assira. Ma non mi voglio soffermare sulla sua storia in generale. Ma su due particolari che fanno di questa donna un segno, un simbolo, non soltanto di una lotta contro chi opprime, ma anche il simbolo di un modo di essere donna. Era molto bella Giuditta, era anche ricca e sposata con un uomo ricco, Manasse. Questo uomo muore troppo presto lasciando Giuditta in balia di tutti quelli che cercano la sua bellezza. Nonostante la sua bellezza, la sua ricchezza, la sua lotta contro il generale assiro Oloferne, Giuditta rimase idealmente legata per sempre al suo marito Manasse. Dice così il testo del libro di Giuditta: «Molti se ne invaghirono, ma nessun uomo poté conoscerla [avere rapporti sessuali] per tutti i giorni della sua vita». Questo non tanto per una esaltazione della vedovanza, quanto invece perché Giuditta rifiutava di essere cercata dagli uomini per la sua bellezza e la sua ricchezza. Voleva essere amata perché era Giuditta e l’unico che l’aveva cercata e amata in quel modo era stato Manasse. Noi diremmo una donna cercata dall’uomo per un’avventura; a questa immagine Giuditta non si è mai piegata.  Lei voleva un amore vero e l’unico amore vero, che non l’ha cercata per la sua bellezza, è stato Manasse. Bellissima questa idea di amare di un amore vero e fedele e non invece di un amore che sa di avventura, di transitorio! Quanto abbiamo da imparare noi uomini da questa donna che cerca un amore vero e non fuggevole!  E poi vi è un secondo motivo che rende affascinante la figura di Giuditta. Come in tante altre eroine della storia ebraica (Ester, Deborah….) sembra che la storia la costruiscono questi eroi al femminile, scelte da Dio. E qui, in questo modo di scegliere di Dio i suoi eroi, si manifesta ancora una volta la straordinaria fantasia e originalità di Dio. Non ha scelto uomini forti e adatti alla battaglia come il generale Oloferne, ma una donna bella e vedova come Giuditta, non sicuramente adatta alla battaglia. La sfida tra Giuditta e Oloferne è, allora, il contrasto tra il Signore che sceglie la paradossale forza della debolezza, fatta di sapienza e intelligenza, e il potere militare assiro altezzoso e arrogante. Dio sceglie l’apparente debolezza per fare così grandi. Tutta la bibbia è il racconto di una storia che va al contrario: i protagonisti non sono uomini forti e prepotenti, ma donne belle e coraggiose. La scrittura sacra è veramente il racconto del debole messo al centro e della fantasia di Dio che sa tirar fuori le cose più importanti e più belle la dove sembra che ci sia la debolezza più grande. Grande il nostro Dio e grande Giuditta che si lascia guidare da questo Dio imprevedibile.

Un pensiero su “giuditta

  1. Elena

    Grande questo Dio, sarto, artista, scultore e pittore di vite piene e sensate. Giuditta, una donna come molte che segnano le vite di uomini in ricerca…. A volte è una ricerca sbagliata. Donne come Giuditta hanno dentro un amore immenso ed una profonda dignità del lore essere donne! E Dio sa cosa passa nel loro cuore e nella loro forza….

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