giovedì 4 gennaio

di | 3 Gennaio 2024

Ez. 3,3,15

4 Egli mi disse: «Figlio d’uomo, va’, recati alla casa d’Israele, e riferisci loro le mie parole; 5 poiché tu sei mandato, non a un popolo dal parlare oscuro e dalla lingua incomprensibile, ma alla casa d’Israele; 6 non a molti popoli dal parlare oscuro e dalla lingua incomprensibile, di cui tu non capisca le parole. Certo, se io ti mandassi a loro, essi ti darebbero ascolto; 7 ma la casa d’Israele non ti vorrà ascoltare, perché non vogliono ascoltare me; poiché tutta la casa d’Israele ha la fronte dura e il cuore ostinato. 8 Ecco io rendo dura la tua faccia, perché tu possa opporla alla faccia loro; rendo dura la tua fronte, perché tu possa opporla alla fronte loro; 9 io rendo la tua fronte come un diamante, più dura della selce; non li temere, non ti sgomentare davanti a loro, perché sono una casa ribelle». 10 Poi mi disse: «Figlio d’uomo, ricevi nel tuo cuore tutte le parole che io ti dirò, e ascoltale con le tue orecchie. 11 Va’ dai figli del tuo popolo che sono in esilio, parla loro, e di’ loro: “Così parla il Signore, DIO”, sia che ti ascoltino o non ti ascoltino». 12 Lo Spirito mi portò in alto, e io udii dietro a me il suono d’un gran fragore che diceva: «Benedetta sia la gloria del SIGNORE dal suo luogo!» 13 Udii pure il rumore delle ali degli esseri viventi che battevano l’una contro l’altra, il rumore delle ruote accanto a essi, e il suono di un gran fragore. 14 Lo Spirito mi portò in alto e mi condusse via; io andai, pieno di amarezza nello sdegno del mio spirito; la mano del SIGNORE era forte su di me. 15 Giunsi da quelli che erano deportati a Tel-Abib presso il fiume Chebar, e mi fermai dove essi abitavano; e là abitai sette giorni, triste e silenzioso, in mezzo a loro.

Commento

La chiamata di Ezechiele si conclude con questo testo. Dopo la visione, dopo il segno del rotolo del libro mangiato, ora il profeta viene inviato la dove ci sono gli esuli di Gerusalemme. Si tratta della località di Tel-Abib che significa collina della spiga. Forse il nome deriva dal fatto che qui gli esuli erano costretti a produrre grano per l’impero. La frase che colpisce è questa: là abitai 7 giorni, triste e silenzioso in mezzo a loro. Questa sarà la condizione di questo profeta: in mezzo ad un popolo che non lo ascolta, che lo rende triste. Ma la cosa più impegnativa e più strana è che Ezechiele è silenzioso. Il mandato del Signore era un altro: prendi le mie parole, mettile nel cuore e va alla casa di Israele e parla loro con le mie parole. Il segno che lascia Ezechiele ai suoi connazionali in esilio è silenzioso e tristezza. Ma forse questo segno parla più di tante parole: come si può parlare nel tempo dell’esilio, come si può gioire nel tempo della schiavitù? Quel segno di una settimana di silenzio dimostra come Ezechiele, giovane profeta, ha nel cuore la parola di Dio, ma non riesce a proclamarla visto la condizione del suo popolo. E rimane triste e in silenzio per una settimana.

Preghiamo

Preghiamo per Sara

2 pensieri su “giovedì 4 gennaio

  1. sr Alida

    Avere in cuore la Sua Parola è essenziale al nostro vivere, prenderci giuste soste di silenzio operoso, dove il cuore è per il Signore.. Per poi prendersi cura consolati, consoliamo, con i gesti e parole buone, indicare il Signore. Prego per Sara e ringrazio il Signore per mio fratello Giuseppe nel giorno del suo compleanno.

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  2. Elena

    Vedo il gesto dell’accoglienza e il gesto del meditare in questi passaggi di Ezechiele. Prima abbiamo bisogno di ricevere, accogliere, fare nostro il bene, poi lo dobbiamo custodire affinché Germini in noi in opere e parole. Chissà,forse tutti abbiamo questo compito, come Ezechiele. Il bene va custodito e meditato perché abbia senso poi diffonderlo nel modo giusto. Sono tante le cose buone che si possono dire, ma se il momento ed il contesto non sono quelli giusti, possono essere parole al vento,csprecate o male intese. Aiutaci, Signore a meditare la tua parola, e a farla fruttare nel tempo e nel modo giusto .
    Prego per Sara e la sua famiglia.

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