giovedì 18 gennaio

di | 17 Gennaio 2024

Ez. 12,1-20

Mi fu rivolta questa parola del Signore: 2“Figlio dell’uomo, tu abiti in mezzo a una genìa di ribelli, che hanno occhi per vedere e non vedono, hanno orecchi per udire e non odono, perché sono una genìa di ribelli. 3Tu, figlio dell’uomo, fatti un bagaglio da esule e di giorno, davanti ai loro occhi, prepàrati a emigrare; davanti ai loro occhi emigrerai dal luogo dove stai verso un altro luogo. Forse comprenderanno che sono una genìa di ribelli. 4Davanti ai loro occhi prepara di giorno il tuo bagaglio, come fosse il bagaglio di un esule. Davanti a loro uscirai però al tramonto, come partono gli esiliati. 5Fa’ alla loro presenza un’apertura nel muro ed esci di lì. 6Alla loro presenza mettiti il bagaglio sulle spalle ed esci nell’oscurità. Ti coprirai la faccia, in modo da non vedere il paese, perché io ho fatto di te un simbolo per gli Israeliti”. 7Io feci come mi era stato comandato: preparai di giorno il mio bagaglio come quello di un esule e, sul tramonto, feci un foro nel muro con le mani. Uscii nell’oscurità e sotto i loro occhi mi misi il bagaglio sulle spalle. 8Al mattino mi fu rivolta questa parola del Signore: 9“Figlio dell’uomo, non ti ha chiesto la casa d’Israele, quella genìa di ribelli, che cosa stai facendo? 10Rispondi loro: Così dice il Signore Dio: Questo messaggio è per il principe di Gerusalemme e per tutta la casa d’Israele che vi abita. 11Tu dirai: Io sono un simbolo per voi. Quello che ho fatto io, sarà fatto a loro; saranno deportati e andranno in schiavitù. Il principe che è in mezzo a loro si caricherà il bagaglio sulle spalle, nell’oscurità, e uscirà per la breccia che verrà fatta nel muro per farlo partire; si coprirà il viso, per non vedere con gli occhi il paese. 13Stenderò su di lui la mia rete e rimarrà preso nel mio laccio: lo condurrò nella terra dei Caldei, a Babilonia, ma non la vedrà e là morirà. 14Disperderò ai quattro venti quanti sono intorno a lui, le sue guardie e tutte le sue truppe; snuderò contro di loro la spada. 15Quando li avrò dispersi fra le nazioni e li avrò disseminati in paesi stranieri, allora sapranno che io sono il Signore. 16Tuttavia ne risparmierò alcuni, scampati alla spada, alla fame e alla peste, perché raccontino tutti i loro abomini alle nazioni fra le quali andranno; allora sapranno che io sono il Signore”. Mi fu rivolta questa parola del Signore: 18“Figlio dell’uomo, mangia il pane con paura e bevi l’acqua con trepidazione e con angoscia. 19Dirai alla popolazione del paese: Così dice il Signore Dio agli abitanti di Gerusalemme, alla terra d’Israele: Mangeranno il loro pane nell’angoscia e berranno la loro acqua nella desolazione, perché la loro terra sarà spogliata della sua abbondanza, a causa dell’empietà di tutti i suoi abitanti. 20Le città popolose saranno distrutte e la campagna ridotta a un deserto; saprete allora che io sono il Signore”.

Commento

Due segni, due gesti: la breccia nel muro per fuggire come migrante, esule, per sfuggire alla furia devastatrice della guerra. Vestito da esule, vestito da fuggiasco così si presenta Ezechiele. E poi il secondo segno: mangiare pane con paura, bere acqua con trepidazione, perché chi fugge non ha tempo per un buon pranzo. Ezechiele così si presenta agli esuli in terra di Babilonia. Forse il riferimento è al re Sedecia che fuggì da Gerusalemme attraverso una breccia fatta nel muro, ma che alla fine fu catturato e portato con la sua corte a Babilonia. Ma c’è qualcosa di più dentro questi segni. In Ezechiele, profeta povero e esiliato, sacerdote senza tempio di un Dio sconfitto, ogni emigrato della terra può leggere la propria storia, può pregare con le sue parole se ha esaurito le proprie, può sentirlo compagno di bagaglio e di fughe notturne per terra e per mare, sotto lo stesso velo che oscura gli occhi per non morire di dolore. Ogni esule può sentirsi rappresentato in questo profeta che mangia pane di paura e che fugge di nascosto dalla violenza. Ezechiele non è soltanto memoria di un esilio, è attualità di un esilio. Certo il testo non è di facile lettura, ma il senso è questo. Il profeta si pone di fronte alla sua gente e rappresenta la fuga, l’esilio, l’essere straniero. Ezechiele può fare benissimo questa cosa, può essere benissimo il rappresentate di tutti gli esuli, perché lui è stato esule insieme ai suoi amici.

Preghiamo Preghiamo per tutti gli esuli

2 pensieri su “giovedì 18 gennaio

  1. Elena

    Se solo riuscissimo a vedere un pochino di noi stessi in ogni esule, in ogni migrante, in ogni persona che fugge da guerra e violenza, non saremmo forse meglio disposti nei confronti di chi parte e arriva con un bagaglio da povero? Nessuno può dirsi sicuro e immune da ciò che capita nel mondo, per cause naturali o per cause provocate da altri uomini. Siamo tutti esuli, migranti, viandanti del mondo, ce lo insegna la storia. Ed è storia che si ripete..
    Se solo guardassimo profondamente ogni essere umano e indossassimo.per un secondo, un secondo solo la sua vita…

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