Osea 4,1-10
1 Ascoltate la parola del Signore, o Israeliti, poiché il Signore ha un processo con gli abitanti del paese. Non c’è infatti sincerità né amore del prossimo, né conoscenza di Dio nel paese. 2 Si giura, si mentisce, si uccide, si ruba, si commette adulterio, si fa strage e si versa sangue su sangue. 3 Per questo è in lutto il paese e chiunque vi abita langue insieme con gli animali della terra e con gli uccelli del cielo; perfino i pesci del mare periranno. 4 Ma nessuno accusi, nessuno contesti; contro di te, sacerdote, muovo l’accusa. 5 Tu inciampi di giorno e il profeta con te inciampa di notte e fai perire tua madre. 6 Perisce il mio popolo per mancanza di conoscenza. Poiché tu rifiuti la conoscenza, rifiuterò te come mio sacerdote; hai dimenticato la legge del tuo Dio e io dimenticherò i tuoi figli. 7 Tutti hanno peccato contro di me; cambierò la loro gloria in vituperio. 8 Essi si nutrono del peccato del mio popolo e sono avidi della sua iniquità. 9 Il popolo e il sacerdote avranno la stessa sorte; li punirò per la loro condotta, e li retribuirò dei loro misfatti. 10 Mangeranno, ma non si sazieranno, si prostituiranno, ma non avranno prole, perché hanno abbandonato il Signore per darsi alla prostituzione.
Commento
Abbiamo visto fino ad ora che, mentre Dio afferma sempre e comunque la sua fedeltà perché Dio è costituzionalmente così, l’uomo alterna fedeltà e peccato. È incostante. Il testo di Osea sembra volgere sempre verso la speranza, non perché l’uomo è particolarmente bravo a cambiare, ma perché Dio perdona. Il testo di oggi cade di nuovo in una specie di sconforto totale. Si è appena detto della rinnovata fedeltà di Dio e della conversione dell’uomo ed ora troviamo subito il Signore che vuole aprire un processo con gli abitanti del paese. Perché in essi non c’è fedeltà, ne sincerità, ne amore del prossimo, ne conoscenza di Dio. si tratta di accuse pesanti. Io partendo da questo testo voglio provare a dire questa cosa: la nostra morale dice che ci allontaniamo da Dio e dall’uomo perché facciamo il male. Le mancate buone relazioni sono il frutto del peccato dell’uomo. Se l’uomo non facesse il male, tutto funzionerebbe a meraviglia. Il testo biblico fa un ragionamento un po’ diverso: venendo a mancare la comunione con Dio, fonte del vero bene, l’uomo comincia a operare male. Il popolo si è allontanato da Dio e quindi compie il male. Qui si dice che tu fai i peccati perché hai spezzato il tuo vincolo di comunione con Lui. C’è dunque “un” peccato” che sta all’origine di tutti gli altri, ed è il peccato che attenta alla comunione con Dio. Allontanandosi da Dio l’uomo non è più capace di operare il bene. Se si perde e si tradisce questa comunione con Dio, tutto frana nella molteplicità dei peccati, che altro non sono che l’esplicitazione e il frutto amaro di quel tradimento. I versetti di oggi sono la descrizione di quello che inevitabilmente accade quando è perso il contatto, il vincolo d’amore, con il nostro Signore. Il popolo precipita nella vita ferita di tutta l’umanità e perde il privilegio che gli veniva dal dono dell’elezione divina. In questo precipitare coinvolge tutta la creazione. Tale peccato travolge tutti. Non c’è chi possa rimproverare altri. Neppure il sacerdote e il profeta. Anzi, pesa una responsabilità ben più grande su chi molto ha ricevuto sia nel dono di Dio, sia nel compito di farne partecipi i suoi fratelli. Il profeta Osea, in questi termini anche drammatici, non fa altro che ricordare al popolo e a noi questa realtà.
Preghiamo
Vorrei fare una preghiera particolare: prego per tutti coloro che assistono gli ammalati, lo possano fare sempre con amore.
Dal vangelo secondo Luca
In quel tempo, uno dei farisei invitò Gesù a mangiare da lui. Egli entrò nella casa del fariseo e si mise a tavola. Ed ecco, una donna, una peccatrice di quella città, saputo che si trovava nella casa del fariseo, portò un vaso di profumo; stando dietro, presso i piedi di lui, piangendo, cominciò a bagnarli di lacrime, poi li asciugava con i suoi capelli, li baciava e li cospargeva di profumo.
Vedendo questo, il fariseo che l’aveva invitato disse tra sé: «Se costui fosse un profeta, saprebbe chi è, e di quale genere è la donna che lo tocca: è una peccatrice!». Gesù allora gli disse: «Simone, ho da dirti qualcosa». Ed egli rispose: «Di’ pure, maestro». «Un creditore aveva due debitori: uno gli doveva cinquecento denari, l’altro cinquanta. Non avendo essi di che restituire, condonò il debito a tutti e due. Chi di loro dunque lo amerà di più?». Simone rispose: «Suppongo sia colui al quale ha condonato di più». Gli disse Gesù: «Hai giudicato bene». E, volgendosi verso la donna, disse a Simone: «Vedi questa donna? Sono entrato in casa tua e tu non mi hai dato l’acqua per i piedi; lei invece mi ha bagnato i piedi con le lacrime e li ha asciugati con i suoi capelli. Tu non mi hai dato un bacio; lei invece, da quando sono entrato, non ha cessato di baciarmi i piedi. Tu non hai unto con olio il mio capo; lei invece mi ha cosparso i piedi di profumo. Per questo io ti dico: sono perdonati i suoi molti peccati, perché ha molto amato. Invece colui al quale si perdona poco, ama poco». Poi disse a lei: «I tuoi peccati sono perdonati». Allora i commensali cominciarono a dire tra sé: «Chi è costui che perdona anche i peccati?». Ma egli disse alla donna: «La tua fede ti ha salvata; va’ in pace!».
La descrizione fatta dal libro di Osea circa la situazione del popolo non è molto dissimile da quella che conosciamo ogni giorno. E davanti a questa situazione abbiamo due responsabili: Dio e l’Uomo. Uno cerca di salvare, di ricreare anche educando fortemente; l’altro si confonde in una successione di malvagità che raccontano un vuoto terribile. Non c’è pavimento su cui l’uomo possa poggiar ei piedi. Don Sandro lo chiama: mancanza di comunione con Dio. E penso sia vero, come pure la mancanza di una corretta visione dell’uomo in se stesso. Lo Spirito Santo di Dio ci doni un poco di sapienza per non perderci nella confusione e nell’insignificanza.
Anche io vedo la mancanza di adesione dell’essere umano alla comunione con Dio. La fluttuanza delle nostre fragilità e dei nostri entusiasmi è impressionante. A volte, di fronte a questo guardarmi allo specchio, mi torna la domanda :”Signore, da chi andremo?”
Manca la tenuta nel tempo e là dove io mi sento solida, sento forte la presenza di Dio, l’adesione e la comunione con Lui, in Lui e negli altri…. E ritrovo pace interiore nel Suo esserci per me, nonostante i miei errori e le mie instabilità sento il Suo amore…. e il Suo venirmi a cercare, come solo Dio sa fare! E molto passa attraverso i compagni di viaggio che il Padre ha voluto affiancarmi nel cammino.
Per questo ti rendo grazie, Signore…
Elena
Quanto è facile perdere il contatto con Dio,lo si sperimenta ogni giorno,nonostante i mezzi a nostra disposizione …vi è serenità e pace nella certezza di poter tornare ogni volta ,noto che mi manca la costanza che chiedo come dono al Signore .Mi spiace vedere come a volte ci distruggiamo da soli.Il Signore riconduca mè e ciascuno con la Sua misercordia e accogliamo la vita nei suoi allontanamenti e ritorni.