giovedì 10 settembre

di | 9 Settembre 2020

At 24,17-21                                                                                     17 Ora, dopo molti anni, sono venuto a portare elemosine alla mia gente e a offrire sacrifici; 18 in occasione di questi, mi hanno trovato nel tempio dopo che avevo compiuto le purificazioni. Non c’era folla né tumulto. 19 Furono dei Giudei della provincia d’Asia a trovarmi, ed essi dovrebbero comparire qui davanti a te ad accusarmi, se hanno qualche cosa contro di me. 20 Oppure dicano i presenti stessi quale colpa hanno trovato quando sono comparso davanti al sinedrio, 21 se non questa sola frase, che io gridai stando in mezzo a loro: “È a motivo della risurrezione dei morti che io vengo giudicato oggi davanti a voi!”».

Commento

Continua la difesa di Paolo in tribunale. Si parla della colletta che lui ha fatto nelle varie comunità  cristiane per aiutare la chiesa di Gerusalemme. Secondo me la “punta” del testo che oggi ci viene regalato è l’espressione “mia gente”! Si tratta della nuova comunità messianica che lo Spirito ha raccolto intorno alla Pasqua di Gesù, e Paolo la chiama “mia gente”! Ancora dunque egli presenta l’assoluta continuità che egli vive tra la sua appartenenza al popolo della Prima Alleanza e la nuova comunità credente in Gesù. E’ sempre, per lui, la “mia gente”. Come dunque il Tempio è il luogo della sua preghiera, e la Scrittura è in lui assolutamente una sola e tutta è allo stesso modo Parola di Dio, anche la  realtà storica nella quale si trova a vivere e ad operare è una sola! E tutto questo lo è in Gesù e nella sua Pasqua. È  all’interno di questa realtà che parla dell’attaccamento alla sua gente e delle resurrezione che egli si difende rivendicando la sua innocenza e la non verità delle accuse che gli vengono rivolte. Tutto questo lo sento vivo e vero sempre, anche oggi. Anche oggi noi corriamo il rischio di vivere e indicare come “contrapposte” realtà, persone, eventi che nel cuore di Dio sono semplicemente e solamente la storia della sua unica famiglia, la mia gente, quella per la quale  Egli ha offerto il suo Figlio. Ha accolto l’offerta d’amore di suo Figlio. Si noi viviamo per la nostra gente

Preghiamo

Preghiamo per tutti gli immigrati

2 pensieri su “giovedì 10 settembre

  1. sr Alida

    Bello questo senso di appartenenza di Paolo “la mia gente” unifica la sua vita al Signore e al popolo cui appartiene ormai sull’esempio di Gesù chiama sua gente ogni persona …mi unisco alla preghiera per gli immigrati per chi proprio in questo periodo deve lasciare e partire …

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  2. Elena

    Spesso converso di Dio con persone che hanno abbracciato la fede musulmana o la fede buddista o Sinti. Ci confrontiamo sulle nostre differenti modalità di culto, ma sull’unico Dio, Creatore e Padre, siamo sempre d’accordo. Non ho mai sentito di appartenere a genti diverse, se non la stessa gente, sempre, la gente che è l’intera famiglia umana. Tutti figli dello stesso Padre. Credo di essere molto fortunata nel sentire questo nel cuore perché ogni persona, come me, è davvero uguale e speciale agli occhi di Dio. Siamo fatti dello stesso amore, abbiamo la stessa dignità. Cosa ci rende “nemici”? Le nostre infrastrutture: fra queste, anche le fazioni religiose. Credo che lo sguardo debba davvero elevarsi per contemplare la nostra unica gente con lo sguardo di Dio, Padre e Madre di ogni figlio amato. Prego con voi per tutti gli immigrati.

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