Geremia è profeta di speranza non attraverso parole effimere e vuote, ma attraverso parole vere e nuove. Ieri ha piovuto tutto il giorno, una brutta giornata. Ma ieri è stato anche il giorno in cui è arrivato l’olio delle olive che abbiamo raccolto. Poca roba: 9 litri, ma sono i nostri litri di olio!! Con un poco di tenacia ci siamo riusciti. Grazie ai padri sacramentini che ci hanno permesso di raccogliere le olive dalle loro piante! La parola di speranza è un po’ così: tanta tenacia e un poco di fortuna. Per chi come noi che fa fatica ogni giorno a stare in piedi, questo olio è stato come una buona speranza. Le parole della speranza non sono parole di rabbia, di contestazione e nemmeno parole di nostalgia, sono invece parole che guardano al futuro. Ecco le parole di Geremia che dicono la speranza. «Questa parola fu rivolta dal Signore a Geremia: “Riferisci agli uomini di Giuda e agli abitanti di Gerusalemme: Ascoltate le parole di questa alleanza!” (…) “Ascoltate la mia voce ed eseguite quanto vi comando; allora voi sarete il mio popolo e io sarò il vostro Dio, e potrò mantenere il giuramento fatto ai vostri padri di dare loro una terra dove scorrono latte e miele. Che oggi è realtà”. Io risposi: “Così sia, Signore!”» (Geremia 11, 1-5). Egli ha nel cuore un’alleanza antica, ha nel cuore una promessa che sembra svanita nel nulla in quei tempi bui che il popolo di Gerusalemme stava vivendo. La parola della speranza è la parola che rinnova l’alleanza antica, ricreandola in un modo nuovo, unico. Il patto di amore tra Dio e il suo popolo non è antico, ma attuale, oggi faccio nuove tutte le cose, non ieri, non domani, oggi. Ricostruire a partire da un’alleanza antica e nuova. Vedo questa alleanza come un rinnovato patto tra uomo e creato, tra uomo e Dio, tra uomo e donna. Un patto di amicizia, di rispetto, di economia dal volto più umano. Le parole della speranza hanno il gusto della pietas, valgono per tutti i tempi, ma vanno tradotte e ripensate per ogni tempo. E questo tempo ha bisogno di riscrivere tali parole di speranza. Il profeta lancia la parola, ma il popolo deve raccoglierla. Il profeta traghetta la parola di speranza sul futuro, ma la gente deve fare il passaggio nel futuro insieme alle parole nuove. Geremia aveva lanciato e traghettato le parole nuove per il suo popolo. Questo popolo ha raccolto in parte queste parole e in parte le ha lasciate andare. La parola di speranza di Geremia era la sua mitezza. Una mitezza alla parola. È la mitezza di chi grida inchiodato su croci sulle quali non voleva salire, e che diventa mite solo quando una parola, dentro, glielo chiede. Una speranza colorata di mitezza e di dono. Un uomo, un profeta di questi giorni, ha lanciato e ha traghettato una parola nuova di speranza. Quell’uomo, profeta dell’oggi, si chiama papa Francesco e la parola di speranza che ha lanciato e che noi gente comune dobbiamo raccogliere, al di là delle nostre fedi, culture e religioni, è questa: fratelli tutti. Tutti insieme da fratelli ci salveremo questa è la parola di speranza per il futuro.