fratelli sino alla fine

Ci sono parole che sembrano percorre tutte le ere storiche. Assumo forme e connotazioni diverse, ma appartengono ad un bagaglio comune di tutta l’umanità. queste parole vengono declinate in tanti modi diversi, ma sono indispensabili per comporre la lingua del mondo e delle culture. Cammino in mezzo a parole indispensabili, fondanti la mia e l’altrui vita. oggi è tornata centrale la parola fratelli, comunità. Certo, molte volte è usata in maniera impropria, ma è parola in voga. Io cammino in mezzo a fratelli, in mezzo a comunità. Non sono un solitario. Oggi a volte cammino in mezzo a comunità virtuali. Ma poi io mi rifugio sempre in mezzo a  comunità con volti umani che portano il calore della presenza, l’arte dell’emozione, il segreto dell’incontro. Dentro la chiesa e dentro la società si sente la nostalgia della comunità di appartenenza. È una nostalgia che non si riesce a superare, che non sempre diventa principio di realtà. Qualsiasi futuro dell’esperienza spirituale e religiosa non può oggi fare a meno di ripartire da una profonda riflessione, onesta e radicale, sulla comunità, con il coraggio di spingerla fino alle sue estreme conseguenze. E le estreme conseguenze sono comunità vere di uomini e di donne che provano a sperimentare il sogno della comunità e della fraternità. Il problema è che alla fine applichiamo sempre lo stesso schema che non esiste più, o quello dei legami stretti di gruppi che si mettono insieme, oppure quello di esperienze che si aggregano attorno ad un interesse. A me piace sondare un altro terreno, quello delle comunità diffuse. Quello delle comunità che sono diffuse sul territorio. Ecco perché sento che è necessario sperimentare nuove forme di comunità diffuse. Che cosa sono? Magari con calma in questi giorni cerco di spiegarmi. Intanto cercherò sino alla fine di rendere concreto il sogno della fraternità e della comunità.