Non si poteva andare nell’orto ieri. E il fango si è ripreso tutta la terra come nei giorni precedenti. Eppure anche ieri il fango ha dominato. Sono passate delle persone per conoscere chi siamo e che cosa facciamo. E, insieme a Filippo sono entrato in quel mondo che viene chiamato narrazione. Mi piace narrare, raccontare, leggere, scrivere. E quindi quando posso farlo ne esco contento. Con il tempo ho imparato a narrare non teorie, ma le mie storie e le storie di altri. Cosa c’entra il fango con tutto questo? Perché quando inizio a raccontare le storie mi ritrovo come impantanato nelle parole che viaggiano velocemente e che guizzano nel mio cuore come senza sosta. Poi arrivano alla mente che cerca di dar loro un ordine. Per la verità non mi sento impantanato, ma mi sembra di impastare parole, sentimenti, pensieri e di ricavarne qualcosa. questo impasto di parole narrate a volte fa nascere delle piccole intuizioni, a volte mi fa perdere in un mondo carico di paure. Non tutti gli impasti escono allo stesso modo. Ma tutti hanno un loro senso. Lascio nascere le parole, le coloro con dei sentimenti e alla fine prendono una forma fisica grazie ai pensieri. Vorrei provare a predicare una settimana di esercizi spirituali semplicemente narrando storie. Magari anche il catechismo si può fare così: un catechista che impasta parole con i suoi ragazzi e che diventano racconti e non idee. Quando incontro qualcuno lo lascio impastare parole; a volte mi chiamano padre spirituale, oppure accompagnatore spirituale. La frase che mi sono sentito dire e che io ho detto tante è volte è: ma non hai un padre spirituale? Dovresti cercarti un padre spirituale. Ho imparato a non dire più frasi simili. Lascio all’altra la possibilità di narrare storie, la sua storia e poi vediamo che cosa esce, vediamo dove ci porta il racconto della vita. questo impastare parole, per farne storie non ha nemmeno bisogno della morale finale. nella storia narrata c’è già la morale. Manca alla fine a quell’impasto di parole, sentimenti e pensieri che fanno le mie storie il soffio che dona la vita, che fa vivere. Io questo non lo posso fare, io posso solo comporre storie. Allora alla fine di ogni storia io regalo queste parole narrate a Dio Padre, perché lui ha il soffio di vita, ha lo spirito che fa vivere. Lui solo può far vivere le mie storie e le storie che ogni giorno ascolto. E allora volentieri le regalo a Dio
Non sempre mi riesce di narrare o narrarmi ma so per certo che tutta la mia/nostra vita è una narrazione e spero sempre che a volte possa e riesca a narrare la Gloria di Dio, proprio come fanno i cieli ed in virtù dell’essere fatti a Sua immagine e somiglianza o di quell’alito di vita soffiato nelle narici d’uomo.
La nostra vita potrà essere narrazione senza che diventeremo narratori o melodia senza che saremo mai compositori o musicisti, solo se avremo saputo condividerla e donarla un po’ ad altri.