Il fallimento fa parte della mia vita, fa parte della natura umana, ma prenderne atto è quasi impossibile. Vivere di fallimenti fa parte della nostra, della mia storia, ma capire che è connaturato a noi stessi è praticamente innaturale e impossibile da accettare. E anche chi ci riesce, a volte segna il passo quando si trova di fronte a fallimenti continui. Lo dico a me stesso: fa parte di me fare fallimento, ma poi quando lo guardo quel fallimento mi riempie di fatica e di sofferenza. Se poi i fallimenti sono legati ai nostri desideri, alle nostre attese, magari nei confronti di un figlio, di un amore, di un sogno che si spezza, allora i fallimenti diventano quasi inaccettabili. Non sto a dire quali sono le formule e le modalità con cui ciascuno reagisce al fallimento. Ci sono modalità positive e modalità negative. E ciascuno sperimenta e l’una e l’altra possibilità. A volte si reagisce in maniera positiva, altre volte in maniera negativa. E se i fallimenti persistono ad un certo punto sembra di non avere più le forze per reagire. I miei fallimenti sono tanti, ma non mi sento un uomo fallito, finito. Conosco i fallimenti educativi, quelli legati alle relazioni amicali, quelli dei miei sogni di prete e di uomo che cerca. Conosco anche i fallimenti del corpo. Una volta volavo (quasi) in montagna, oggi sollevare un mielare carico di miele mi provoca dolori. Ma sono quelli educativi i fallimenti di cui soffro di più. E’ come se volessi salvare tutti. Come ci sto male quando preparo un progetto, creo le condizioni per un tirocinio o altro simile e poi non va in porto. Mi domando: che cosa non ha funzionato, dove si poteva fare meglio e dentro di me quasi imploro che mi sia data una seconda possibilità per riprovare. Gli amici mi dicono: non puoi aiutare tutti, facile dire, difficile da accettare. E poi si accompagnano persone per lunghi tempi e poi capisci che non sono riuscito a fare un granchè. Quando questo succede che fatica guardare a quello che sembra un fallimento educativo. Torno a ripeterlo, non sono un fallito nella vita, sono contento della mia vita, ma quando il fallimento bussa alla porta lo guardo e mi dico ancora qui? Vai via lontano da me! e poi mi dicono che il fallimento è l’occasione per ripartire, ma su questo devo riflettere bene prima di scrivere. Infatti il passaggio dal fallimento alla rinascita non è un automatismo che viene spontaneo. Forse è un percorso di vita
…. è vero….
Se il passaggio fallimento, imparo, ricomincio fosse automatico sarebbe più facile capirsi e…. perdonarsi….
Accettare di fallire, è pure cammino.. Ma bello sapere, che non sono persona fallita sempre per Gesù che ci accoglie come siamo.