In questa Chiesa non ci sentiamo a casa. D’altra parte anche voi ci avete esclusi. Quanti giovani partecipano alla vostra assemblea? Possiamo immaginare la vostra risposta: il Sinodo è dei vescovi, le questioni all’ordine del giorno riguardano l’assetto interno della Chiesa… Pensate che noi non avremmo qualcosa da dire? Noi che abbiamo sperimentato nella comunità cristiana relazioni poco coinvolgenti, per niente corresponsabili, poco dialogiche e poco inclusive; che abbiamo visto quanto facilmente l’autorità diventa potere che umilia. Papa Francesco spinge la Chiesa a uscire. Noi siamo usciti, eppure nessuno è venuto a cercarci; né a chiederci perché ce ne siamo andati. Se continuerete a costruire una Chiesa senza di noi, sarà sulla misura della vostra sensibilità di adulti, o di anziani, sarà sempre meno anche nostra, e noi ci sentiremo sempre più estranei e, alla lunga, stranieri.
Il Sinodo sui giovani aveva acceso in noi molte speranze, papa Francesco aveva voluto ascoltarci. Ma poi c’è stato un equivoco: noi non volevamo qualche iniziativa in più per noi, volevamo una Chiesa diversa. E invece è rimasta la stessa: anzi, un po’ più triste, un po’ più disorientata, sempre più lontana. Continuiamo a vedere una Chiesa ripiegata su sé stessa e sui suoi problemi, mentre dentro di noi e attorno a noi preme una domanda di vita, di senso, di futuro. Vi avevamo detto all’inizio di questa lettera che il nostro andarcene era un atto di amore. Inspiegabile? Speriamo che la nostra presa di distanza sia un modo, forse ruvido e troppo deciso, per segnalare una situazione di crisi non più rinviabile, come anche papa Francesco ha dichiarato nel suo viaggio in Belgio. E che questa consapevolezza vi dia l’audacia e la creatività di decisioni in grado di ringiovanire questa Chiesa che anche noi amiamo. Per questo preghiamo lo Spirito, nel quale continuiamo a credere; e vi auguriamo buon lavoro!
La creativitá è già a nostra disposizione ma bisogna STARE. Graziea te