Esiste un modo di affrontare la vita che a volte mi appartiene. È quel modo che dichiara che non ci sono grandi prospettive di cambiamento. Niente sembra in grado di portare a compimento la vita mia personale, ma anche la vita del mondo intero. Noi aspiriamo a cose grandi, ma tutto sembra finire nel vuoto. Per certi versi è la prospettiva da cui parte quel libro della bibbia, il Qoèlet. Qui si dice che la vita umana è come una corsa vana, vuota, che in apparenza non approda a molto. A volte davvero mi sento così: a che cosa approda la mia vita ? ma più ancora a che cosa approda la vita di questo mondo. Leggo che si prepara la guerra in tutto il medio oriente, a che cosa approda la vita umana? Forse che ha ragione Qoèlet quando dice che tutto è vuoto, e che non c’è niente di nuovo sotto il sole? prendiamo pure atto che la vita è anche questo. Non facciamo gli illusi e gli ottimisti di turno che dicono che va bene ad ogni costo. Ma questo non basta. Dovremo pur scegliere che direzione dare a questo vuoto e soffio di vento che se ne va. Dovremo pur dare una prospettiva che fa approdare la vita a qualcosa di buono e di vitale. Ritengo che un dono di vita, una vita donata può essere la prospettiva su cui muoversi per non cadere nel vuoto e nel pessimismo di Qoèlet. Cosa voglio dire? Che se la prospettiva su cui mi muovo è quella di prendere atto che oggi la storia e la mia vita fanno fatica a riconoscere una prospettiva aperta e pacifica, non devo per questo rinunciare a cercare e a vivere vie di dono che aiutano a cambiare prospettive. Vorrei ogni giorno sperimentare una vita in abbondanza, una vita carica di vita, una vita che è vitale. Certo per fare questo passaggio da una vita che rischia di essere vuota ad una che è viva e abbondante devo ogni giorno liberarmi dal pessimismo e dall’ inquietudine che a volte mi prendono. Ho scritto ogni giorno perché questo passaggio non è mai finito, ma lo si affronta ogni giorno, ogni volta sempre pronto a ricominciare.