23 domenica T. Ordinario – Marco 7, 31 – 37
In quel tempo, Gesù, uscito dalla regione di Tiro, passando per Sidòne, venne verso il mare di Galilea in pieno territorio della Decàpoli.
Gli portarono un sordomuto e lo pregarono di imporgli la mano. Lo prese in disparte, lontano dalla folla, gli pose le dita negli orecchi e con la saliva gli toccò la lingua; guardando quindi verso il cielo, emise un sospiro e gli disse: «Effatà», cioè: «Apriti!». E subito gli si aprirono gli orecchi, si sciolse il nodo della sua lingua e parlava correttamente.
E comandò loro di non dirlo a nessuno. Ma più egli lo proibiva, più essi lo proclamavano e, pieni di stupore, dicevano: «Ha fatto bene ogni cosa: fa udire i sordi e fa parlare i muti!».
Commento
Gli portarono un sordomuto e lo pregarono. Piccola comunità di uomini che fanno gesti grandiosi: il portare e il pregare. Portare un sofferente, portare il peso dell’altro. Ma anche pregare, pregare Gesù per quel malato. In questi due gesti è raccolto in maniera visiva e concreta l’unità che esiste tra l’amare il prossimo e l’amare Dio. E Gesù accoglie ben volentieri questa piccola comunità che porta e prega. E prende in disparte il sordomuto. Gesù prende le nostre infermità e le trasforma, le guarisce. Come un artista che modella la sua opera d’arte con le sue mani, così Gesù con le sue dita modella la nuova vita di quell’uomo portato da una comunità e forse rimodella anche la comunità stessa, chiedendo a lei di vigilare sulla sofferenza umana. Si dice che il grande artista Michelangelo, un genio immenso e unico, dopo aver terminato di scolpire il Mosè, fu colpito dalla perfezione della propria opera, tanto da arrivare a domandargli: “Perché non parli?”. Michelangelo aveva genio artistico, ma il soffio di vita non stava nella sua genialità. Gesù con le sue dita ridona la parola al malato, perché in lui vi è lo spirito di vita che può esclamare Effatà, apriti. Nelle parole di Gesù non vi sono solo la genialità di un uomo, ma la misericordia dell’uomo Gesù. E’ grazie a tale misericordia che Gesù può toccare la nostra vita con tocco sommo di artista, facendoci aprire alla vita. la dove ci sono tutte le nostre chiusure, la nostre paure che ci rendono sordi all’altro, all’uomo che soffre. In quell’Effatà vi è tutta la forza della vicinanza corpo a corpo che compie il miracolo della comunione di amicizia che ci fa uscire dalle nostre solitudini. Comunità di credenti che fa corpo, perché nel Signore possiamo portare il peso di questo mondo malato.
Preghiamo
Preghiamo per tutti coloro che la vita ha reso sordi e muti agli altri, ci sia anche per loro la parola Effatà, apriti.
L’ascolto,la parola vengono date o risate in Un altro senso a chi accoglie e si fida di Gesù,…… Aprirsi a lui ,alla vera vita non può che non farti urlare,condividere questo miracolo.
Preghiamo x chi fa fatica ad affidarsi e fidarsi,e x’ci siano. Sempre più modelli di umiltà e carità
Un augurio speciale a
Gesù tocca fisicamente un uomo infermo e lo libera dai legami stretti del suo male. Quanto so toccare Io fisicamente e moralmente la vita di chi mi è prossimo? Anche solo per fargli sentire la mia vicinanza o la tenerezza o lo sguardo di comprensione o il sorriso di un’accoglienza? E anche raggiungessi il mio prossimo, quanto posso fare per il suo benessere? Non voglio chiedermelo, voglio agirlo. Gesù raggiunge il muto e li sordo, lo guarisce, rende nuova la sua vita. Io posso solo essere un abbraccio, un orecchio , una carezza , uno sguardo. Non guarisco e non guariro’ nessuno. Però voglio essere uno strumento di tenerezza ,di presenza e di benessere in qualche modo. Il Signore saprai bene come fare… mi affido a Lui…. es guardo mio fratello e mia sorella negli occhi. ..
Prego per tutti noi… strumenti di amore nel pensiero di Dio….
Buona domenica! Elena
Gesù porta il sordomuto lontano dagli sguardi…Compie gesti di contatto fisico…trasmette qualcosa che gli appartiene come per entrare nell’altro e creare una comunione intensa. La guarigione ha bisogno di un tocco, toccare il male dell’altro lontano dagli sguardi indiscreti o giudicanti…gesti che dicono prossimità, cura, interesse, voglia di offrire nuove possibilità di vita. Il muto non parla perché non sa udire. Anche noi a volte non sappiamo parlare di Dio, delle cose belle, di noi stessi…perché non siamo capaci di ascoltare.
Ci doni il Signore di ascoltare parlare con senno.