13 domenica T. Ordinario – Dal Vangelo secondo Matteo
In quel tempo, Gesù disse ai suoi apostoli: «Chi ama padre o madre più di me non è degno di me; chi ama figlio o figlia più di me non è degno di me; chi non prende la propria croce e non mi segue, non è degno di me. Chi avrà tenuto per sé la propria vita, la perderà, e chi avrà perduto la propria vita per causa mia, la troverà. Chi accoglie voi accoglie me, e chi accoglie me accoglie colui che mi ha mandato. Chi accoglie un profeta perché è un profeta, avrà la ricompensa del profeta, e chi accoglie un giusto perché è un giusto, avrà la ricompensa del giusto.
Chi avrà dato da bere anche un solo bicchiere d’acqua fresca a uno di questi piccoli perché è un discepolo, in verità io vi dico: non perderà la sua ricompensa».
Commento
Siamo di fronte ad un Dio che pretende di essere amato più di padre e madre, più di figli e fratelli, che sembra andare contro le leggi del cuore. Ma la fede per essere autentica deve conservare un qualcosa di più, di eccessivo, un andare controcorrente e oltre rispetto alla logica umana. Non è degno di me. Per tre volte questa parola sta in queste 4 righe di vangelo. Ma chi è degno del Signore? Nessuno, perché il suo è amore incondizionato, amore che anticipa, senza clausole. Un amore così non si merita, si accoglie. Chi avrà perduto la propria vita per causa mia, la troverà! Perdere la vita per causa mia non significa affrontare il martirio. Una vita si perde come si spende un tesoro: investendola, spendendola per una causa grande. Il vero dramma per ogni persona umana è non avere niente, non avere nessuno per cui valga la pena mettere in gioco o spendere la propria vita. Chi avrà perduto, troverà. A noi, forse spaventati dalle esigenze di Cristo, dall’impegno di dare la vita, di avere una causa che valga più di noi stessi, Gesù aggiunge una frase: Chi avrà dato anche solo un bicchiere d’acqua fresca, non perderà la sua ricompensa. Il dare tutta la vita o anche solo una piccola cosa, la croce e il bicchiere d’acqua sono i due estremi di uno stesso movimento: dare qualcosa, un po’, tutto, perché nel Vangelo il verbo amare si traduce sempre con il verbo dare: Dio ha tanto amato il mondo da dare suo Figlio. Non c’è amore più grande che dare la vita!
Preghiamo
Preghiamo per i cristiani : possano testimoniare in maniera convinta l’amore del Signore.
Grazie Don Sandro per il commento stupendo. La mia piccola riflessione sta nel pensare che la relazione verticale, quella con Dio, genera e dà senso e durata alle relazioni orizzontali.
Siamo discepoli di Gesù che ha amato e dato la vita. Se diamo un bicchiere d’acqua perché siamo suoi discepoli, ma anche perché il piccolo a cui lo diamo è un discepolo…allora è vero che chi accoglie un piccolo accoglie Gesù e chi accoglie Gesù accoglie il Padre. Preghiamo perché non abbiamo paura di amare.
L’amore grande del Signore ,non si merita si accoglie Una vita non si perde se non per una causa più grande…Non è perduta in quel che si dona si dona tutto…La croce e un bicchiere d’acqua sono due estremi dello stesso movimento:DARE LA VITA IN QUEL BICCHIERE D?ACQUA FRESCA …Ci aiuti il Signore a riversare il suo amore più infinito dell’orizzonte del mare ,(.che oggi saluto )sui piccoli gesti ,sguardi ,parole ,sulle relazioni del quotidiano ,Che chi è in vacanza ,sopratutto i giovani si ricordino del Sign ore e che noi e tutti i cristiani testimoniamo questo Amore senza paura .
Il comandamento dell’amore è quello che regge la vita e la relazione tra uomini e Dio. Che questo dare sempre un poco di ciò che noi siamo, possa farci incontrare il Signore, non tanto e non soltanto nell’altra vita ma già in questa, affinché lo possiamo riconoscere e amare oggi, ogni giorno. Attraverso gli altri.
Una preghiera per tutti gli esseri umani affamati e assetati di amore…