Anche per me è sorprendente questa spiegazione della parabola. Ma, credetemi non me la sono inventata, l’ho trovata leggendo dei commentari e devo dire che mi ha sorpreso in positivo. Vediamo allora di dare una conclusione sensata. Non sono il tipo che spiego la parola a mio piacimento, ma cerco di capirla, di amarla di viverla dentro il nostro dentro. Da sempre questo è il grande tentativo: rimanere fedele al testo, attualizzando il testo. E così questa parabola mi ha aperto, con questa lettura un mondo di riflessioni. Non hanno la pretesa di essere nulla di che, ma sono le mie riflessioni quotidiane. Ma ecco la mia conclusione. Il tipo con un solo talento ha posto con chiarezza il problema: il padrone raccoglie quello che non lui non può dare, purtroppo è rimasto solo e quindi la sua parola e la sua persona è stata gettata fuori. Anche noi facciamo fatica a dare credito a questo tipo. Ma chi da credito a chi chiede giustizia per i poveri? Chi da credito oggi a chi invoca la pace? chi da credito a chi si prende a cuore la questione giovanile o delle famiglie? Troppe volte si è soli in tutto questo. Gesù, invece, con l’annuncio del vangelo, della buona notizia, invitava la gente ad entrare nel Regno di Dio, in uno stile di vita alternativo, fraterno, basato sulla giustizia di Dio, non quella del sistema. La parabola in se non da soluzione al problema che sta invece nella parabola che viene subito dopo e che dice così. “ho avuto fame e mi avete dato da mangiare, ho avuto sete e mi avete dato da bere, ero straniero e mi avete accolto, nudo e mi avete vestito, malato e mi avete visitato, ero in carcere e siete venuti a trovarmi”. Questo significa scegliere Dio anziché la ricchezza, come invece nel caso della parabola dei talenti. La dignità, i diritti umani, la soddisfazione dei bisogni essenziali di tutti vengono prima della salvaguardia delle comodità, privilegi e ricchezza che il sistema garantisce a pochi a scapito degli impoveriti. L’economia del profitto prende il servo con un solo talento e lo butta fuori, così dice il testo della parabola: il servo inutile gettatelo fuori nelle tenebre; là sarà pianto e stridore di denti». L’economia del dono ascolta il servo con un solo talento e non lo butta fuori dal circuito del mondo come uno scarto, ma trova il modo di includerlo. Per capire la parabola secondo questa logica dobbiamo farci solo una domanda: ma per me chi ha un solo talento nella vita può avere tante opportunità come chi ne ha tanti di talenti? O è solo un lazzarone? Uso le parole di papa Francesco: “Questa economia uccide” (EG 53). Difficile cambiare. Eppure l’alternativa c’è. Stefano Zamagni e Luigino Bruni la chiamano “economia civile”, un’economia di mercato non capitalistico, basata su un modello cooperativo-comunitario, con la collaborazione tra tre soggetti: ente pubblico, imprese e società civile. ne parleremo.
Parole sante…