Leggo da un articolo che oggi chi comanda, chi guida, si chiamano autocrati, tendono a chiedere o a imporre che tutto quello che dicono deve essere in qualche modo assecondato, realizzato. Una legge, anche se sbagliata, il giudice la deve applicare; una decisione anche se sbagliata deve essere fatta così e via dicendo. Penso che il ragionamento è vero, anzi molto vero. Assecondare e fare secondo quanto dice il capo. iltempo attuale ci sta mostrando questo volto del comando. In forma meno esasperata succede in ogni forma anche associativa. Si va in quella strada, si va per di lì. mi rendo sempre più conto che i luoghi della partecipazione diminuiscono sempre di più. la vecchia esperienza sa come si fa, la nuova esperienza sa come si fa e allora? come chiusura a questa logica di un cambiamento e di qualcosa di nuovo che deve nascere voglio lasciare solo questo pensiero: si costruisce qualcosa di nuovo solo ad una condizione: che non ci sia il giovane o l’anziano di turno che propone, impone e conduce il gioco. Forse il tema più grande per il domani è un recupero vero dell’arte della democrazia che fa partecipare e che dice: che cosa interessante stai dicendo e facendo. E questo vale per giovani e anziani, per strutture e associazioni antiche e nuove, per una chiesa antica e un nuova. Un’arte delle partecipazione democratica.