Non sorridete di me se scrivo del sabato oggi che è domenica. In questo momento in cui sto scrivendo è sabato sera, poi pubblicherò la domenica. Quindi c’era una volta il sabato. Salto la questione del sabato ebraico, che poi è la questione fondamentale e arrivo subito alla pagina della creazione. Così è scritto, anche se so bene che non era sabato: 26 E Dio disse: «Facciamo l’uomo a nostra immagine, a nostra somiglianza, e domini sui pesci del mare e sugli uccelli del cielo, sul bestiame, su tutte le bestie selvatiche e su tutti i rettili che strisciano sulla terra». 27 Dio creò l’uomo a sua immagine; a immagine di Dio lo creò; maschio e femmina li creò. 28 Dio li benedisse e disse loro: «Siate fecondi e moltiplicatevi, riempite la terra; soggiogatela e dominate sui pesci del mare e sugli uccelli del cielo e su ogni essere vivente, che striscia sulla terra». Nella mia strana immaginazione favolistica questo è il giorno della creazione dell’uomo, fatto ad immagine e somiglianza, fatto per curare il creato. Fatto da una parola d’amore. Mi soffermo su una questione che non è poi così marginale, quella della consapevolezza di essere generato e creato da altro che non sono io. Non mi sono creato da solo, non è una mia decisione quella di esistere. Ad un altro devo il mio essere. Anche solo ai miei genitori. E allora il primo sentimento che sgorga nel cuore è un grazie. Contro ogni prepotenza dell’uomo che si è fatto da solo io dichiaro la mia condizione di figlio e di creatura e dico grazie per questa mia condizione. Avevo letto un libro un po’ di tempo fa dal titolo, mai senza l’altro. In fondo il mio desiderio è desiderio dell’altro. È relazione piena con l’altro. È desiderio di far esistere l’altro, non di possedere l’altro. Senza l’altro non posso esistere. Io so che rinasco ogni volta che dico tu (lo diceva Aldo Capitini) come nel primo giorno della creazione, come nel primo atto di amore che fa nascere la vita. l’origine della creazione dell’uomo è come mettere all’in-principio una relazione, non l’io al centro, ma un io scentrato verso l’altro. Così la relazione che ha generato l’uomo nella sua origine era pienezza di fraternità con ogni uomo e con il creato. Sappiamo come è andata e sappiamo come si è spezzata questa originaria fraternità. E l’uomo oggi rincorre il sogno di ricomporre questa fraternità, ma sbaglia quasi sempre i modi. E allora Dio creatore insegnami a guardare il mondo con gli occhi di figlio, insegnami ad avere il coraggio della fraternità. Aiutami a trovare gratitudine e custodia per il tuo bellissimo mondo. Aiutami a cercare ogni giorno nuove parole con cui pensare e stare nel mondo. Aiutami a disegnare gesti di amore universale, gesti che abbracciano l’universo intero con il mio cuore; aiutami a trovare gesti d’amore che toccano persone concrete ogni giorno con gesti di rispetto e di tenerezza, perché sento che porto nel cuore il creato intero, ma mi prendo cura dell’uomo concreto. Chiudo gli occhi e so che adesso posso anche piangere per tanti motivi, ma so che io sono figlio amato da Te. Apro gli occhi e mi stupisco ogni giorno della bellezza della vita. come su un altalena alterno riso e pianto, so che sono dentro questa creazione e che ci vivo ogni giorno a mio modo cercando di essere a Tua immagine e somiglianza, cioè immagine del tuo amore. Chiudo gli occhi e nella mia incoscienza so che difenderò sempre il povero, apro gli occhi e sento tutta la paura addosso. Insegnami ad essere figlio amato.