ci provo a mettere insieme una giornata scandita da una serie di attività o meglio da una serie di sguardi. Uno sguardo mattutino sul silenzio e sull’incontro con la parola sacra. Uno sguardo quotidiano con il lavoro, sugli incontri, sui progetti e poi lo sguardo serale sul silenzio interiore e il meditare silenzioso. Ci possono essere mille disguidi che fanno saltare per aria tutto quello che io penso durante la giornata. Ma su questo posso fare poco o niente. Cerco semplicemente di gestire al meglio gli imprevisti. Non è che posso pensare che tutto funzioni a meraviglia. Non ritengo questo il vero problema. Certo, imparare a gestire gli imprevisti non è cosa da poco, anzi è saggezza. Il vero tema, che a volte diventa problema è un altro. Uso questa immagine: ho sete di un tempo previsto o non previsto, ma vissuto adesso e non un’altra volta. Devo imparare a vivere adesso e non un’altra volta, così dice il protagonista del film perfect day. Vivere adesso e non un’altra volta è vivere l’attimo presente. Questa questione mi risulta difficile soprattutto per il tempo del silenzio e della meditazione della parola sacra. Con il silenzio e la parola sacra non è mai adesso, ma un’altra volta. Non riesco a vivere quella consapevolezza del silenzio come di un tempo che vale così come è nel momento in cui lo pratico. E così con la parola sacra: il pensiero va troppo avanti o rimane indietro, ma la parola sacra arriva in un adesso e non un’altra volta. Mi dicono che è una questione di allenamento e può essere vero, ma quando è che l’allenamento che rimane sempre, diventa partita da giocare? Quando silenzio e parola sacra sono il tempo di adesso, quell’attimo di grazia quotidiana? Non voglio fuggire silenzio e parola sacra, devo lottare per trovarli e viverli adesso.