Quando camminavo con passo lento in montagna mi portavo la mia acqua, la bevevo ad ampie sorsate. Tanto trovavo quasi sempre ruscelli per raccogliere acqua fresca. Amavo quei ruscelli di montagna. A volte erano soli piccoli rigagnoli e niente di più. Ci entravo con i piedi fino a quando l’acqua passava tra gli scarponi e sentivo i piedi bagnati. Allora mi rendevo conto che avevo fatto qualcosa che non andava bene. Ma più ancora mi piaceva ammirare l’acqua che saltava giù in piccole cascatelle dai sentieri. E magari andava a finire in un piccolo laghetto di montagna. Valeva la pena fare fatica per vedere questi spettacoli semplici, ma belli. Oggi ho letto che le montagne hanno già regalato tutta la neve depositata d’inverno, quindi sarà proprio secco. Ma di quell’acqua versata dei ruscelli di montagna porto un bel ricordo. Oggi faccio fatica ad immaginare montagne senza ruscelli, senza cascate, senza neve. Ma sarà sempre più così se non cambiamo sistema. Intanto che faccio queste considerazioni strane e la memoria mi porta a galla questi ricordi leggo un testo di Geremia profeta proprio sull’acqua che dice così: Facciano presto, per intonare su di noi un lamento. Sgorghino lacrime dai nostri occhi, le nostre palpebre stillino acqua. Cara acqua non sei solo l’acqua che sgorga dalle sorgenti, l’acqua che forma dei laghi, l’acqua dei manti nevosi, ma sei anche l’acqua del dolore, del soffrire. Sei lacrime che scendono come gocce dagli occhi, come un pianto irrefrenabile quando il dolore è grande, sei acqua che stilla come lacrime dalle palpebre di chi ha perso una persona cara. Sono le lacrime di tutta la sofferenza del mondo. Anche questa è acqua. Acqua della più preziosa, anche della più delicata, acqua che deve trovare qualcuno che la raccoglie, perché piangere soli è segno non solo di dolore, ma di abbandono. Quanta acqua hai versato, quante lacrime hai rovesciato nella vita di ogni giorno. Dio raccoglie tutte queste lacrime, Dio da più consolazioni a chi ha versato più lacrime; forse anche Dio sta versando lacrime di dolore per tutto il male che si fanno i suoi figli. Forse noi possiamo consolare Dio raccogliendo le sue lacrime di dolore.