È la parola guida, è la prima lettera, la prima parola. Amare è fondamento della vita umana. Ci provo anche io ogni giorno a mettere in atto dei piccoli segni d’amore. A volte con buoni risultati, altre volte con risultati più o meno scarsi. Ma amare sta all’inizio del lessico della vita e delle vicende umane. Ma in questo tempo così difficile che cosa è amore? Come si può declinare questa parola nel tempo moderno, nel tempo della guerra? Il rischio della parola amore è il suo uso senza limiti e senza senso. Questa parola la troviamo dappertutto e alla fine rischia di non dire più niente perché ne perde il suo valore. Eppure dell’amore possiamo dire il mistero, l’incompletezza, la finitudine, perché noi uomini non conosciamo la pienezza dell’amore, ma solo la parzialità dell’amore. E a volte basta questa parzialità dell’amore, per raccontare di vite preziose dedite a questa virtù teologale, che nasce dal cuore di Dio che è l’amore. Altre volte basta questa parzialità dell’amore per dichiarare e narrare la fatica dell’amore, perché noi cerchiamo sempre, quasi come una pretesa la pienezza dell’amore. Per amare dobbiamo partire dalla parzialità dell’amore. C’è una via sola per conoscere questa parola che sta all’inizio dell’alfabeto della vita. la via, l’unica via praticabile per amare è vivere dell’amore, dell’umiltà dell’amore, non dell’esibizione dell’amore. Diciamo di sapere tutto sull’amore , arriviamo anche alla bellezza dell’amore e a tutto il suo fascino ma non approdiamo mai all’amore quello autentico e vero. quando si può finalmente ripetere la frase della donna del Cantico dei cantici: «Il mio amato è mio e io sono sua. Io sono del mio amato e il mio amato è mio» (2, 16; 6, 3), allora possiamo dire di intravedere come si può amare. Dobbiamo, allora, avviarci di nuovo con impegno e donazione su questo sentiero d’altura che è l’amore, e la cui meta è assoluta e totale.