Il pensiero oggi sarà breve, di poche parole, essenziale. Ho incontrato in questi giorni diverse situazioni di fatica, di incomprensione, di conflitto, dentro e fuori la chiesa. Io stesso sono stato partecipe di tutte queste incomprensioni sia perché le ho causate, sia perché le ho subite. Preparando la predica della domenica e dovendo commentare quel vangelo tutto particolare che porta come titolo la correzione fraterna mi sono come reso conto di una cosa fondamentale. Questo discorso della correzione fraterna è indirizzato non alla singola persona, non a due persone che non si ritrovano più e che sono in conflitto tra di loro, ma alla chiesa, alla comunità. Infatti è proprio nei gruppi che nascono grandi aspettative e grandi delusioni, grandi sogni e grandi conflitti. Le comunità sono sì luoghi di conflitto, ma possono essere anche il luogo di grandi riconciliazioni, di grandi rinascite, di perdono ricevuto e donato, luoghi di violenza, ma anche di nonviolenza. La domanda che mi sono fatto, mentre predicavo pensando a tutto quanto ho incontrato, ascoltato vissuto durante questa settimana è stata questa: nel bene e nel male, ma dove sono le nostre comunità, dove sono le nostre associazioni, dove sono le nostre famose reti? Perché il fondamento di tutto il discorso non violento è una comunità viva che accompagna e corregge le persone. Questi discorsi non sono per individui singoli, ma per chi crede e vive la comunità, che sia quella sociale, parrocchiale, associativa, cooperativa, ma che sia comunità viva luoghi in cui si favoriscono vere ricomposizioni di conflitti. La non violenza non è per i singoli, ma è comunitaria. Dove sono le nostre comunità oggi?
Ciao, certo sono le comunità che devono essere non violente ed aggreganti, ma se penso che le comunità sono composta da singoli… e quindi, si riparte dall’inizio. Sembrerebbe un giro vizioso, ma se il singolo contagia il fratello anche la comunità diventa non violenta, ho detto contagia e non obbliga o peggio ancora “ignora”. Grazie e buona domenica
Chiedo anche per voi al Signore la pace, dai luoghi in cui mi trovo (Assisi) in cui ho vissuto di e nella pace.
Ma la pace è una continua ricerca che non può anch’essa esimersi dal passare per quella croce, che è fatica costante di farsi capire e capire, di amarsi nonostante tutto ma che porta nelle sue interiora la forza della speranza, che da sola può portare la pace e alla pace tutti gli uomini. Un caro saluto a tutti, dal gruppo in pellegrinaggio