Gb 13,16 – 28
16]Questo mi sarà pegno di vittoria,
perché un empio non si presenterebbe davanti a lui.
[17]Ascoltate bene le mie parole
e il mio esposto sia nei vostri orecchi.
[18]Ecco, tutto ho preparato per il giudizio,
son convinto che sarò dichiarato innocente.
[19]Chi vuol muover causa contro di me?
Perché allora tacerò, pronto a morire.
[20]Solo, assicurami due cose
e allora non mi sottrarrò alla tua presenza;
[21]allontana da me la tua mano
e il tuo terrore più non mi spaventi;
[22]poi interrogami pure e io risponderò
oppure parlerò io e tu mi risponderai.
[23]Quante sono le mie colpe e i miei peccati?
Fammi conoscere il mio misfatto e il mio peccato.
[24]Perché mi nascondi la tua faccia
e mi consideri come un nemico?
[25]Vuoi spaventare una foglia dispersa dal vento
e dar la caccia a una paglia secca?
[26]Poiché scrivi contro di me sentenze amare
e mi rinfacci i miei errori giovanili;
[27]tu metti i miei piedi in ceppi,
spii tutti i miei passi
e ti segni le orme dei miei piedi.
[28]Intanto io mi disfò come legno tarlato
o come un vestito corroso da tignola.
Commento
Giobbe vuole parlare senza soggezione a Dio. senza timore diremmo noi. Ma questa può sembrare una richiesta assurda, come si può non avere soggezione di Dio? eppure Giobbe vuole quasi un confronto alla pari, senza paura, senza essere spaventato. E che cosa ne ricava Giobbe da tutto questo? Ne ricava una domanda: perché tu Dio mi consideri un nemico? E perché io Giobbe ti considero un nemico? Troveremo anche la parola avversario, straniero, forestiero, insomma tra Dio e Giobbe nella malattia vi è estraneità, vi è come un conflitto aperto. E da qui non ci si muove. Quando c’è di mezzo un conflitto è difficile sistemare le cose, è difficile tornare nella normalità, nella pacificazione. Giobbe è nemico. Ma la domanda di Giobbe è posta così: perché io sono nemico? Perché mi tratti da nemico? Questo è il problema: quando si vive nella sofferenza si arriva anche a considerare Dio come nemico. Da questa situazione Giobbe cercherà di rinascere, ma dovrà cambiare il suo modo di pensare e amare Dio.
Preghiamo
Preghiamo per Federica
Giobbe vuole chiarezza nella sua relazione con Dio. Gli è amico o nemico? Forse il senso di colpa presente in Giobbe e nella mentalità del suo ( e nostro) tempo gli fa dire cose che hanno dell’assurdo. Ma il dolore fa dire cose che non sempre corrispondono alla logica del proprio pensiero.
Il dolore è più facile viverlo che spiegarlo. Pare assurdo ma credo sai così.
Sr Miriam che viene a completare la nostra comunità è in viaggio. Che il Signore l’accompagni e prepari il cuore di tutte e tre per vivere una fraternità missionaria secondo lo stile del vangelo.
A volte ci si sente nemici, lontani, quando non ci si capisce. Quando fra due persone c’è di mezzo un “perché?”ancora senza risposta. Ma finché queste due persone si fronteggiano e si parlano, forse c’è una speranza di chiarimento, di comprensione. La lettura di Giobbe mi fa interrogare sulle mie relazioni, sulle mie richieste di perché, sulle mie e altrui posizioni, sul mio sentire “nemico” qualcuno che non comprendo…. E a volte le relazioni sono proprio delicate, complicate, dolorose… Prego per Federica e per quanti sono nella malattia e lottano per uscirne.
Oggi faccio miei e condivido i vostri commenti ,grazie per la concretezza e profondità che e racchiudono e mi unisco alla preghiera per sr Miriam e per le sorelle che fan parte della nuova comunità.,per Federica ,per tutti gli ammalati ,specie i più gravi .