Ger 48,34-47
34 Delle grida di Chesbòn e di Elealè si diffonde l’eco fino a Iacaz; da Zoar si odono grida fino a Coronàim e a Eglat-Selisià, poiché le acque di Nimrìm son diventate una zona desolata. 35 Io farò scomparire in Moab – dice il Signore – chi sale sulle alture e chi brucia incenso ai suoi dei. 36 Perciò il mio cuore per Moab geme come i flauti, il mio cuore geme come i flauti per gli uomini di Kir-Cheres, essendo venute meno le loro scorte. 37 Poiché ogni testa è rasata, ogni barba è tagliata; ci sono incisioni su tutte le mani e tutti hanno i fianchi cinti di sacco. 38 Sopra tutte le terrazze di Moab e nelle sue piazze è tutto un lamento, perché io ho spezzato Moab come un vaso senza valore. Parola del Signore. 39 Come è rovinato! Gridate! Come Moab ha voltato vergognosamente le spalle! Moab è diventato oggetto di scherno e di orrore per tutti i suoi vicini. 40 Poiché così dice il Signore: Ecco, come l’aquila egli spicca il volo e spande le ali su Moab. 41 Le città son prese, le fortezze sono occupate. In quel giorno il cuore dei prodi di Moab sarà come il cuore di donna nei dolori del parto. 42 Moab è distrutto, ha cessato d’essere popolo, perché si è insuperbito contro il Signore. 43 Terrore, trabocchetto, tranello cadranno su di te, abitante di Moab. Oracolo del Signore. 44 Chi sfugge al terrore cadrà nel trabocchetto; chi risale dal trabocchetto sarà preso nel tranello, perché io manderò sui Moabiti tutto questo nell’anno del loro castigo. Oracolo del Signore. 45 All’ombra di Chesbòn si fermano spossati i fuggiaschi, ma un fuoco esce da Chesbòn, una fiamma dal palazzo di Sicòn e divora le tempie di Moab e il cranio di uomini turbolenti. 46 Guai a te, Moab, sei perduto, popolo di Camos, poiché i tuoi figli sono condotti schiavi, le tue figlie portate in esilio. 47 Ma io cambierò la sorte di Moab negli ultimi giorni. Oracolo del Signore”. Qui finisce il giudizio su Moab.
Commento
Il devastatore all’opera è la potenza assira. Oggi potremmo parlare di altri devastatori. Questo è un po’ il senso del testo di oggi che conclude queste parole di giudizio su Moab. Di fatto Moab diventa un non popolo perché la guerra lo ha segnato a tal punto da non essere più riconoscibile. È chiaro che nella lettura profetica si risale da un fatto storico ad una lettura che coinvolge anche Dio, non come colui che determina la storia, ma come colui che accompagna la storia degli uomini e cerca di indicarne la direzione, il senso. Attenzione noi parliamo di giudizio, come qualcosa di negativo, di definitivo, qualcosa per cui il Signore sembra porre fine a tutto. In realtà tale giudizio, nelle categoria bibliche non dice una fine, ma una “visita”. Questo popolo devastato dalla guerra e dominato dal potente di turno è visitato da Dio. Questo giudizio dunque è un grande incontro. Ed è incontro per la salvezza. Quella che il nostro brano infatti profetizza quando dice Ma io cambierò la sorte di Moab negli ultimi giorni. Come sappiamo, questo incontro tra il pianto del peccatore e il pianto di Dio si compie perché Dio, nel suo Cristo, prende su di sé il peccato del mondo.
Preghiamo
Preghiamo per tutti i profughi
Penso a Geremia, portavoce di una profezia tanto drammatica che coinvolge popoli e nazioni superbe ed evolute. Che grande pena deve aver avuto in cuore, pur sentendosi uomo amato da Dio e prescelto, pur essendogli risparmiata la vita. Uomo al servizio di Dio. Preghiamo per tutti quegli uomini e quelle donne che servono nel nome del Signore e che, con la saggezza dello Spirito, vedono e vivono storie altrettanto drammatiche. Il Signore conservi in loro la fede e la nutra della Sua presenza silenziosa e misteriosa. Unisco la mia, alla preghiera per i profughi. Ricordo i tanti defunti cari di questi giorni.
Preghiamo per la pace tra le nazioni sapendo che il primo passo lo dobbiamo fare noi nei confronti delle persone con cui viviamo ogni giorno.
Un ricordo per mia sorella Agnese che oggi compie gli anni.