mercoledì 6 dicembre

di | 5 Dicembre 2017

lettera ai romani Rm 8,18-25                                        

 18Ritengo infatti che le sofferenze del tempo presente non siano paragonabili alla gloria futura che sarà rivelata in noi. 19L’ardente aspettativa della creazione, infatti, è protesa verso la rivelazione dei figli di Dio. 20La creazione infatti è stata sottoposta alla caducità – non per sua volontà, ma per volontà di colui che l’ha sottoposta – nella speranza 21che anche la stessa creazione sarà liberata dalla schiavitù della corruzione per entrare nella libertà della gloria dei figli di Dio. 22Sappiamo infatti che tutta insieme la creazione geme e soffre le doglie del parto fino ad oggi. 23Non solo, ma anche noi, che possediamo le primizie dello Spirito, gemiamo interiormente aspettando l’adozione a figli, la redenzione del nostro corpo. 24Nella speranza infatti siamo stati salvati. Ora, ciò che si spera, se è visto, non è più oggetto di speranza; infatti, ciò che uno già vede, come potrebbe sperarlo? 25Ma, se speriamo quello che non vediamo, lo attendiamo con perseveranza.

Commento

Tutto quello che facciamo, tutti gli spazi che abitiamo, tutti i tempi che scorrono sono interamente visitati e illuminati dal dono di Dio che in Gesù è stato rivelato e consegnato non solo al popolo della Prima Alleanza ma a tutta l’umanità. Non solo all’ umanità, ma a tutta la creazione. Di fatto noi non siamo più nell’attesa della salvezza, della visita di Dio ma viviamo nell’attesa della sua pienezza. Per questo, “le sofferenze del tempo presente” come la caducità e la corruzione del creato, tutto può essere letto come le doglie di un parto che genera una vita nuova, la vita secondo Dio.  secondo questo modo di pensare “le sofferenze del tempo presente”, che sono reali e gravi, Paolo pensa “non siano paragonabili alla gloria futura che sarà rivelata in noi”. E con noi – cioè l’intera umanità, sia o no consapevole! – l’intera creazione è “protesa verso la rivelazione dei figli di Dio”. Paolo sembra qui stabilire un legame tra la vicenda dell’umanità e tutta la creazione. La creazione infatti è totalmente coinvolta nel dramma e nella speranza dell’umanità. Come la creazione, così anche noi, “che possediamo le primizie dello Spirito, gemiamo interiormente aspettando l’adozione a figli, la redenzione del nostro corpo”.  Questo percorso di vita nuova è frutto della speranza cristiana. Di fatto noi non vediamo i frutti di questa nuova creazione, anzi forse ne vediamo il contrario, la rovina della creazione e dell’uomo. Credere in questa speranza è perseverare, rimanere saldi nell’attesa di un giorno nuovo, ma la venuta di questo giorno nuovo è come anticipato, affrettato dall’impegno verso il bene da parte di ogni uomo.

Preghiamo

Preghiamo per la città di Gerusalemme

3 pensieri su “mercoledì 6 dicembre

  1. sr.Alida

    Anche noi che possediamo le primizie dello Spirito gemiamo interiormente E’ bello sapere.la vita che viviamo è abitata ,illuminata dal dal suo dono….Che i nostri gemiti ,portino alla speranza.
    Preghiamo per Gerusalemme.

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  2. . Elena

    Passare attraverso il dolore e la fatica per rinascere a nuova vita. Perché qualcosa di troppo grande ed importante ci è stato donato e lievita in noi, trasformando il nostro essere. È bello pensare a questo, in termini di speranza che diviene realtà.
    Preghiamo per Gerusalemme e per la pace, messa a dura prova dalle ambizioni degli uomini.

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  3. sr Rita

    Sappiamo infatti che tutta insieme la creazione geme e soffre le doglie del parto fino ad oggi.
    Pensare alla tribolazione come al travaglio di un parto cambia davvero la prospettiva e ci aiuta a coltivare la speranza, la voglia di vita, l’attesa di un bene. Che l’Avvento, anche se tribolato, sia per noi segno di questa gestazione che si avvera nella quotidianità.

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