giovedì 28 novembre

di | 27 Novembre 2024

2 Cor. 10,1-6

1 Ora io stesso, Paolo, vi esorto per la dolcezza e la mansuetudine di Cristo, io davanti a voi così meschino, ma di lontano così animoso con voi; 2 vi supplico di far in modo che non avvenga che io debba mostrare, quando sarò tra voi, quell’energia che ritengo di dover adoperare contro alcuni che pensano che noi camminiamo secondo la carne. 3 In realtà, noi viviamo nella carne ma non militiamo secondo la carne. Infatti le armi della nostra battaglia non sono carnali, 4 ma hanno da Dio la potenza di abbattere le fortezze, 5 distruggendo i ragionamenti e ogni baluardo che si leva contro la conoscenza di Dio, e rendendo ogni intelligenza soggetta all’obbedienza al Cristo. 6 Perciò siamo pronti a punire qualsiasi disobbedienza, non appena la vostra obbedienza sarà perfetta.

Commento

In questi capitoli si registra un cambiamento di tono rispetto ai precedenti, nei quali l’Apostolo aveva sottolineato la grande gioia provata a motivo della disponibilità dei Corinzi a Tito e, più in genere, per la loro fede, la loro conoscenza della dottrina cristiana, il loro entusiasmo e la loro carità. Come spiegare, quindi, le dure parole rivolte da Paolo ai Corinzi in questa ultima parte della Lettera? Come mai l’Apostolo interviene in maniera tanto severa nei confronti dei suoi destinatari? Paolo giunge persino a rimproverarli, constatando con amarezza la buona accoglienza da loro data ai suoi oppositori, i quali non solo li sfruttano economicamente, ma mettono pure a repentaglio la fede dell’intera comunità. Di fronte ai “falsi apostoli”, egli si sente in dovere di mettere in guardia i Corinzi con severità, difendendo la sua autorità per l’edificazione della Chiesa. Un motivo è legato a quella che i Corinti chiamano la meschinità di Paolo che sembra non avere il coraggio di prendere posizione rispetto ai falsi profeti di Corinto. Lui dichiara che non è meschinità ma è l’esercizio di chi imita la mitezza di Cristo. Dovremmo sempre riflettere se quello che facciamo è paura di parlare o mitezza che imita la mitezza di Cristo

Preghiamo

Preghiamo per tutti  i nostri ragazzi

2 pensieri su “giovedì 28 novembre

  1. sr Alida

    Imitare Gesù mite è umile di cuore. Sapersi servi inutili perché la nostra parte la facciamo, e poi avere il coraggio di essere veri. Aiutaci Signore ad essere testimoni di Te, con tutti specie con i nostri ragazzi e giovani per quali ti preghiamo.

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  2. Elena

    Forza,energia, carattere, intelligenza ,coraggio si sposano con mitezza, tenerezza, compassione, mansuetudine, dolcezza? Io penso di sì . Nel Vangelo vediamo tutto questo nella figura del Cristo. E noi, riusciamo a coniugare forza e la mitezza? Coraggio e compassione? Forse, alcune qualità dell’essere devono per forza coesistere per comprendere la vita e farne qualcosa di buono, per noi stessi e per gli altri.

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