postilla

di | 26 Novembre 2024

Cammino per un attimo, poi mi siedo estraggo dalla bisaccia la parola sacra. Ne leggo 10 righe, che sono già tante. Rimango per un attimo in silenzio. Dichiaro anche per onesta visto che è mattina presto che l’operazione rischia di finire in una sorta di addormentamento- veglia. Aggiungo ai tanti commenti dei tanti una semplice postilla. Sono le mie parole a margine di altre parole ben più grandi. Ma sono le mie postille e niente di più. Sono le parole che in teoria mi accompagnano nel cammino di un giorno. Niente di più di questo. La sera altre dieci righe di parole sacre e poi un lungo silenzio che si confonde in mille distrazioni. Sento la mia piccolezza di fronte all’accumulo di tutta la parola sacra. Un accumulo di parole umane e divine insieme. Ma nella piccolezza almeno in questo sono fedele. Giorno dopo giorno prendo la parola sacra dalla bisaccia e provo una postilla personale al testo. Posso smarrirmi dentro le parole sacre che a volte si intrecciano tra di loro come arabeschi di cui non sai dove prenderne l’inizio e la fine. Ma forse con la parola sacra non è da cercare un inizio e una fine. Basta rimanere sulla soglia e provare a scandagliare la parola che sussurra al cuore. Una cosa è necessaria: non uscire di traccia, come quando vai in montagna e ti viene la grande pretesa di uscire dalla traccia per inventarti il tuo sentiero. Io in genere quando facevo così andavo ad bloccarmi da qualche parte e ci voleva tempo e coraggio per venire fuori dall’impiccio e tornare sulla traccia. E così con la parola: stare nella traccia, nel solco segnato sul foglio, stare sulla tonalità delle parole che cantano una loro melodia. Stare li fino alla fine di tutto, ma solo alla fine di tutto aggiungere la mia postilla.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.