Riporto a mente, quindi con tante inesattezze, un episodio della vita di Albert Schweitzer, medico, grande organista e poi teologo e missionario in Africa a Lambaréné in Gabon all’inizio del 1900, premio Nobel per la pace. una figura che merita di essere conosciuta. Perché mi interessa questo episodio? Perché mi offre la possibilità di continuare le mie riflessioni su quel discorso del cambiamento, del mettere in atto cose e esperienze nuove. Ho detto già che l’episodio lo riporto a memoria e quindi spero di narrarlo nel modo più fedele possibile. Albert sta visitando un ammalato in una capanna, lo trova in fin di vita e coperto di infezioni e anche di formiche. Terminata la visita prende la barca per tornare a casa sua e sulla barca riflette sul dolore umano, sull’ingiustizia umana, sul fatto che qualcuno nel mondo ha tanto e qualcuno nel mondo ha niente. Si domanda che fare. Sul fiume ad un certo punto vede 4 ippopotami, da come li descrive sembrano una famiglia intera. Lui che cerca una risposta alla sua domanda sul dolore umano vedendo quella scena e ricordando quel malato esclama: rispetto per la vita. lui che era teologo e filosofo riassume così la risposta al dolore umano. Rispetto per la vita. ma c’è un particolare interessante: rispetto per la vita non è solo rispetto per l’umano , ma è rispetto per l’umanità, per quella famiglia di ippopotami, per il fiume navigabile, per la foresta, per il cielo, il sole e le stelle. Insomma rispetto per tutto il creato. Siamo circa nel 1920 ma quelle parole sono di una grande attualità: rispetto per la vita. Tutta la vita. il dolore umano lo si allevia se c’è rispetto per la vita. il dolore del creato lo si allevia se c’è rispetto della vita. oggi tutti dobbiamo cambiare prospettiva e tornare al rispetto della vita. è un inizio di un mondo nuovo. E non solo dell’umano, ma di tutta la vita, di tutto il creato.