Qualcuno a fronte delle riflessioni di questi giorni mi ha detto: meglio di niente, qualcosa almeno si fa.. e poi mi ha lasciato una serie di riflessioni che non riporto sul significato del meglio di niente. Riassumo più o meno così il meglio di niente di quella persona. Almeno si fa qualcosa. Almeno ci sono fondazioni che magari non hanno tutte le caratteristiche perfette di moralità, ma fanno qualcosa di buono e come conclusione di questo discorso: e chi non fa niente e fa solo del male? Stavo quasi cadendo nella trappola di dar ragione a questa visione: in fin dei conti mi sono detto meglio di niente. Poi mi sono fermato perché capivo che mi stava prendendo il laccio del capitale travestito di buonismo e ho detto: no non funziona così. e allora come funziona? Credo che dobbiamo mettere al centro un’altra questione non quella del capitalismo buono, ma di un dono gratuito, di un dono che non rilancia ulteriore profitto, di un dono gratuito che trasforma le ingiustizie sociali in giustizie sociali. Si può mettere al centro del mercato e del profitto la gratuità e la partecipazione al bene comune, il bene che è di tutti? Io credo di sì. E dobbiamo muoverci in questa direzione. Questa parola gratuità non è soltanto parola del vangelo o di chi decide di essere particolarmente buono e dona gratuitamente; qualcuno sta facendo entrare questa parola dentro le pieghe dell’economia, di quella economia che si chiama sociale e di comunione. Dico solo che fare questa operazione di porre al centro dell’economia e del vissuto la gratuità è un’idea oggi rivoluzionaria. E per oggi mi fermo qui.
Sì anche io al meglio di niente preferisco “fare poco che insieme a tanti altri è MOLTO”…. il contrario di niente.. Grazie buona continuazione