2 Cor. 2,5-11
5 Ora se qualcuno è stato causa di tristezza, egli ha rattristato non tanto me quanto, in qualche misura, per non esagerare, tutti voi. 6 Basta a quel tale la punizione inflittagli dalla maggioranza; 7 quindi ora, al contrario, dovreste piuttosto perdonarlo e confortarlo, perché non abbia a rimanere oppresso da troppa tristezza. 8 Perciò vi esorto a confermargli il vostro amore; 9 poiché anche per questo vi ho scritto: per mettervi alla prova e vedere se siete ubbidienti in ogni cosa. 10 A chi voi perdonate qualcosa, perdono anch’io; perché anch’io quello che ho perdonato, se ho perdonato qualcosa, l’ho fatto per amor vostro, davanti a Cristo, 11 affinché non siamo raggirati da Satana; infatti non ignoriamo le sue macchinazioni.
Commento
In questi versetti Paolo ricorda quello che è stato fatto contro di lui e lo ricorda con un atteggiamento di magnanimità e di perdono. In questo modo intende chiudere tutta la questione. Per lui è sufficiente quanto la stessa comunità ha fatto nei confronti di chi ha offeso Paolo. Questo in un certo senso basta. Ora si impone l’esigenza del perdono e del conforto. Desiderando veder brillare nuovamente il sole della gioia e della comunione spirituale, Paolo invita la comunità ad imitare il suo esempio, concedendo il perdono al colpevole, perché “non soccomba sotto un dolore troppo forte”. Questa necessità di arrivare al perdono è necessaria anche per fare in modo che nella comunità non continui a rimanere e aumentare il male. Quando gli uomini si irrigidiscono nella contesa e nella divisione diventano facile preda del male, sempre pronto a insidiare l’opera dell’evangelizzazione seminando la discordia e l’odio negli animi. Qui è veramente necessaria un’opera di riconciliazione per salvaguardare la comunione della comunità. A Paolo non preme la propria persona, ma la comunità
Preghiamo
Preghiamo per Carlo