3 lettera seconda parte

di | 19 Ottobre 2024

Abbiamo negli occhi le immagini delle donne che non hanno nulla da mangiare per i loro bambini, delle folle che vivono in mezzo alle macerie delle loro città, dei profughi che lasciano le loro case che non sanno se saranno ancora in piedi quando un giorno, forse, ritorneranno: allora non è difficile digiunare, presi dalla pietà per fratelli e sorelle che non hanno nessun motivo per essere meno fortunati di chi ha casa, cibo, tranquillità; e dall’indignazione per chi sembra non dare valore alla vita. Queste considerazioni per dirvi che questa Chiesa che si compromette piace anche a noi giovani. Ci piace una Chiesa che sa piangere con chi piange, che sa provare pietà. Ci avevano molto colpito le parole di Papa Francesco che nel suo primo viaggio, a Lampedusa, si chiedeva e ci chiedeva se sapevamo ancora piangere. Ci piace una Chiesa che non consacra il dolore come via di redenzione ma che condivide il dolore di chi soffre; che non insegna la strada dell’impassibilità ma della compassione; che non si limita a fare discorsi sulla pace – e già questa cultura non sarebbe poco! –, ma si compromette tutta perché la pace avvenga, a partire da ciascuno di noi. E infine diciamo che ci piace una Chiesa che si immerge nei problemi del mondo. La Chiesa in uscita di cui parla papa Francesco è anche questo: spalancare porte e finestre perché il mondo con le sue attese, le sue speranze, i suoi drammi entri nei luoghi ecclesiali in cui si discute, si dialoga, si prega, si pensa. Noi sperimentiamo che nelle nostre comunità spesso si parla solo di cose di Chiesa, come se le cose del mondo non interessassero anche la Chiesa. E a forza di parlarsi addosso, nelle nostre comunità non circola più l’aria della vita, e stagna quell’odore di muffa che per noi è insopportabile. Vi ringraziamo per la testimonianza che ci avete dato in questi giorni, e vi chiediamo di dare a tutte le comunità cristiane, oltre all’esempio, l’invito ad abbattere muri e recinti, ad aprirsi con attenzione e cordialità alla realtà del mondo, a farsi carico della sua ricerca, dei suoi problemi, dei suoi drammi. In questa Chiesa sentiamo che anche noi potremmo stare.

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