la mia risposta

di | 10 Ottobre 2024

Sto leggendo alcune lettere che i giovani stanno scrivendo a tutti coloro che stanno partecipando al sinodo della chiesa universale. Sono molto belle. La tentazione è di lasciare senza una conclusione la faccenda delle polarizzazioni e di pubblicare queste lettere. Vinco la tentazione e concludo quello che ho iniziato. poi vedremo che cosa ne faremo delle lettere. Io vedo questa possibile strada per evitare la polarizzazione che porta agli estremismi  e poi ai conflitti. È una strada, non è la soluzione e se è una strada vuol dire che dobbiamo metterci in cammino proprio su questa strada. Io credo che è necessario tornare ad un incontro, a luoghi e tempi di incontro. Banale voi direte, magari qualcuno aggiunge anche ovvio e scontato. Invece non lo ritengo così scontato. E cerco di spiegarmi. Guardavo le immagine del sinodo della chiesa. Attorno a tavoli rotondi che non hanno primi posti, dove tutti hanno pari dignità. Ecco il primo pensiero su come superare le polarizzazioni. Luoghi di incontro dove tutti hanno pari dignità dove tutti possono dire la loro. Dire la loro. Anche qui dobbiamo capirci bene: io sono abbastanza stanco di luoghi di incontro dove uno parla con relazioni fiume e gli altri ascoltano, sono abbastanza stanco di luoghi dove per dire la loro le voci si accavallano una sopra l’altra e dove non si dice il proprio pensiero, ma si risponde sempre e solo al pensiero dell’altro. e sono anche stanco di luoghi dove c’è fredezza e poca reciprocità. Per superare le polarizzazioni abbiamo bisogno di luoghi ascoltanti e  di dialogo dove l’opinione dell’altro ha sempre un suo valore e dove  non c’è qualcuno che prevale con la sua voce sulla voce dell’altro. silenzio, ascolto, dialogo. Si tratta quasi di costruire spazi sacri dove la parola di ciascuno è sacra. E per finire: superare le polarizzazioni non vuol dire che un’ idea alla fine vince, ma che si può provare a fare sintesi di tante idee e che per paradosso ciascuno può rimanere nella sua idea; semplicemente ha ascoltato e capito l’idea dell’altro che magari riconosco meglio della mia. Insomma luoghi e tempi di ascolto e di dialogo. Questo è sicuramente il primo passo, il primo segno. Il resto viene come conseguenza naturale di questo primo passo

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