I doni devono avere una forma circolare, devono conoscere il principio della reciprocità. Non intesa come: siccome io dono qualcosa a te tu doni qualcosa a me. non è questa la circolarità e la reciprocità di cui voglio parlare. Da questa formula errata di reciprocità nascono tutti i mali e tutte le confuse idee sul dono. Sembra quasi che chi dona per primo subordini l’altro ad un dono altrettanto importante. Da questo modo errato di pensare la reciprocità e la circolarità del dono nascono tutte le forme di relazioni sbagliate. Da questa forma di reciprocità che non tiene conto del rispetto e della dignità di ciascuno sono nate tutte quelle forme di potere e di sottomissione che vediamo ancora oggi. Quando parlo di reciprocità e di circolarità del dono io intendo questa cosa. Il dono circolare e reciproco per come lo intendo io è dono libero e soprattutto non immediatamente orientato ad una finalità che qualcuno vuole. Un dono libero non è un dono che soddisfa le esigenze di qualcuno, ma che mette a servizio di un bene più grande, quello che noi chiamiamo bene comune le proprie capacità, le proprie possibilità. Abbiamo bisogno non di imbrigliare il dono, ma di lasciare la creatività del dono in una reciprocità di incontro, di gesti, e di pensiero che viene messe all’interno di un circolo più grande che è il bene di tutti. Il dono reciproco e circolare è come se intravvedesse un desiderio, un’idea di un qualcuno o di più persone e tutto questo diventa impegno. La circolarità e la reciprocità del dono ha bisogno di creatività e di un dono carico di fantasia e non imbrigliato dentro uno schema unico e rigido. Fino a questo punto siamo tutti d’accordo, ma poi nasce una seconda questione: come coniugare libertà e creatività del dono con quella che noi chiamiamo istituzione?