il dolore di questi giorni. Questa mi sembra una parola e una frase che non è stanca, ma che ha una sua forza e vitalità. Il dolore di questi giorni lo misuriamo in mille modi. Dalle guerre, dalle violenze, dai drammi famigliari, dalle alluvioni. Si tratta di un insieme di vicende che dicono che il dolore è visibile, lo possiamo toccare con mano. Non sto facendo quella retorica del dolore per cui alla fine il credente vive del dolore. Lungi da me pensare cose simili. Sono lontanissime dal mio sentire, non solo sono lontanissime, ma addirittura non mi vengono neanche in mente. Non ci stanno nella mia testa e nel mio cuore le teorie di un dolore che è mandato per provarci. Quello che appartiene al mio modo di pensare è un’altra questione. È il constatare che oggi il dolore è grande, che c’è, che accompagna la vita delle persone. questo mi appartiene. Non posso negare questa esperienza. Il dolore oggi è grande ed è forte. Non è il momento di indicare il perché di tutto questo, ma se qualcuno mi nega che oggi il dolore, non esiste a questo tipo posso dire semplicemente che è fuori dalla storia. Ma c’è un secondo particolare che mi colpisce. La nostra capacità di soffrire per il dolore altrui sta sempre più andando incontro ad un declino. Ci sono tantissime persone che vogliono, che scelgono di portare il dolore altrui, ma ritengo che oggi si va alla ricerca di zone di conforto e di benessere che tendono a nascondere il dolore umano. Mi arrivano le immagini di una guerra e subito dopo le immagini di un gioco a quiz. Ecco dove sta la grande questione attuale: trovare il modo di nascondere il dolore, ma soprattutto trovare il modo di delegare ad altri la possibilità di portare il dolore altrui. La nostra civiltà fatta anche di consumo, di centri commerciali e di tutto quello che queste realtà si portano dietro, non ha fatto altro che mettere in atto una strana operazione: ridurre e non mostrare il soffrire umano, ma soprattutto non intervenire la dove c’è il dolore umano. Si è vero, il dolore oggi è tanto, ma stiamo sempre più disimparando l’arte di portare il dolore personale e degli altri.