Insisto su questa questione del troppo e della prudenza. Ho già detto come in una relazione di aiuto non esiste un troppo di tempo e di vicinanza, esiste invece una prudenza di vicinanza. Forse questo vale per tutti gli ambiti del vivere umano. Anche un orto richiede un sacco di tempo di vicinanza e so che nel mio orto non basta mai, ma anche per il mio orto esiste una prudenza di vicinanza. Intendo così la prudenza di vicinanza. Uso due parole per specificare la prudenza di vicinanza: limpidezza e semplicità. La prima parola limpidezza mi chiede di verificare continuamente se quello che io chiamo vicinanza di aiuto e di amicizia è sincera, limpida, non ha secondi fini, che non necessariamente sono fini negativi, a volte anche una buona intenzione può essere segnata da una presenza poco chiara e limpida. E poi semplice. Qui intendo che una relazione di amicizia o di vicinanza diventa troppo quando non gode più della semplicità, della linearità, quando vuol fare tutto e troppo di tutto. Aggiungo queste parole che ci aiutano a comprendere come stare dentro un conflitto, una relazione di aiuto, un’amicizia. Aggiungo le parole discernimento, lucidità, criticità. Se vogliamo la prudenza ci aiuta a non rendere tutto complicato e a non esasperare il conflitto fino a renderlo insanabile. Lo posso dire con una frase finale: la prudenza mi insegna che posso far prevalere la pazienza e la pace o la parola non violenta nella relazione di aiuto.