Non è vero che si vive, o che vivo in un clima di eterna sfiducia, che si vive o che vivo in una mancanza di speranza perenne. Non è eternamente così. Ci sono dei tempi che sono così e poi in qualche modo si riparte. È una tensione di vita, spirituale, umana, definitela come volete voi, ma è una vera e propria tensione. Posso osare dicendo che non è solo una tensione, ma è una ricerca continua di una verità. Cerca o cercate. Cerca perché è ricerca personale, cercate perché è ricerca fatta insieme, condivisa con altri. E’ come quando cammino nell’orto e ricerco non tanto gli ortaggi, ma uno sguardo su come vanno le cose nel mio orto. Non sono preoccupato di cercare quanto l’orto produce, ma di capire come vive il mio orto. è questa la prima cosa che mi preme. Magari con un figlio la prima cosa di cui devo preoccuparmi non è il suo merito, quanto produce, ma come vive, che cosa sogna, che cosa cerca. Per me questa ricerca è segnata dal quaerere Deum, il cercare Dio. Ma quando questa questione non sta al centro della mia vita, allora perdo la speranza. La domanda che mi dà speranza è: che cosa cerco veramente, che cosa è quell’azione che da senso alla mia vicenda quotidiana? Altra domanda che mi faccio per tenere viva la speranza: è ancora forte in me il desiderio di cercare, di capire, di amare quel cercare Dio? Diciamolo, non è sempre così scontata la risposta, non posso dire che è sempre un sì forte e deciso. A volte mi sembra di essere arrivato, di sapere tutto e allora mi dico, ma perché devo cercare sempre? Ormai sono arrivato. Altre volte mi dico che non vale la pena di cercare sempre perché tanto la situazione non cambia, non si modifica. Altre volte sono preso dallo slancio e mi sembra di essere pronto per la grande avventura di cercare di Dio e il suo regno. sicuramente una cosa sola deve essere la priorità della mia vita: cercare il regno di Dio. È una priorità forte, un impegno irrinunciabile, un qualcosa che rilancia la speranza sempre e ogni giorno.