So che mi preoccupo non solo per il domani per il secondo dopo. So che questa cosa mi agita quando a volte non vedo chiaro il dopo. In tanti mi dicono di vivere l’attimo presente, ma per come sono fatto su io dico una cosa e intanto ne preparo un’altra. Forse è per paura, forse è per agitazione, forse è per desiderio di controllo, forse sono mille motivi messi insieme. Inutile andare a cercarne uno solo. È un intreccio di cose che mi impediscono o che mi impedisco io alla fine di vivere bene il presente. Se ho messo al centro della mia vita il vangelo forse questa deve essere la mia unica preoccupazione, forse questa è quanto il Signore mi chiede di mettere al centro del mio tempo , delle mie parole, del tempo presente e del tempo futuro. Cercare il regno di Dio in quell’attimo che mi è dato da vivere e non agitarmi per il domani, per l’attimo che arriva dopo. Ci provo ma che fatica. Metto al centro una parola: preoccupazione. È quella cosa che mi prende quando i pensieri sono già occupati non dal presente ma dal futuro: che cosa succedere dopo? Quando arrivo qui sono già nella preoccupazione, sono già nella paura per il dopo. Sono come incertezze sul domani, a volte anche sulle persone, a volte sulla mia stessa vita. a volte è così forte questa preoccupazione che il potere della preoccupazione, della paura ha il sopravvento su di me. Non è sempre così, ma a volte è così. Addirittura tale preoccupazione mi porta a dire che tanto non cambia niente, che non ci sono prospettive. Si tratta di avere il coraggio di riprendere in mano l’attimo presente, l’attimo che mi viene donato come grazia da vivere. Forse se davvero ritorno sempre sull’unica preoccupazione, o meglio occupazione che mi compete tutto si aggiusta. E l’unica occupazione che mi compete è il vangelo.
Carissimo Don mi riconosco bene in queste tue parole nel mio caso specialmente nel ruolo speciale e principale di papà di due figli, sono perennemente preoccupato, eccessivamente preoccupato lo riconosco e battaglio continuamente.
In tutto questo navigare di perennemente, eccessivamente, continuamente, c’è la nave di soccorso di quel Gesù che mi lancia sempre una ciambella di salvataggio anche quando faccio finta di non chiedere, anche quando faccio finta di non volerla, non mi serve penso, per orgoglio, vergogna, debolezza, egoismo, ma lui è lì dentro di me instancabilmente misericordioso
Evangelico