pazienza

di | 9 Agosto 2024

Sono consapevole che scrivendo queste parole scrivo una contraddizione in termini enormi come non so che cosa. Voglio semplicemente dire che ritengo fondamentale questa riflessione che sto per scrivere, ma capisco anche che sono molto lontano dal realizzare questa parola. Non è sempre così, ma è molte volte così. A volte riesco, a volte mi perdo. Ma non fa niente cerco di provarci giorno dopo giorno e anche questo provare è un buon esercizio di pazienza. perché è proprio della pazienza che voglio brevemente parlare. Ma non di quel tipo di pazienza che è: ho perso la pazienza, sto per perdere la pazienza, non sono paziente. Non è di questo tipo di pazienza che voglio parlare. Mi sembra che se ritorno su quell’idea che siamo chiamati a vivere una disciplina interiore, una scelta libera e responsabile, dobbiamo anche prendere coscienza del fatto che in questa impresa siamo fallibili, fragili, a volte incerti; non ce la possiamo fare a raggiungere il massimo in questa impresa. Almeno io dichiaro che mi perdo facilmente, che non ce la faccio. E allora cosa c’entra la pazienza con tutto questo? la pazienza è proprio l’arte di vivere l’incompiuto, è l’accettazione dell’inadeguato che c’è in me e che a volte vedo negli altri. perché quando vivo la mia inadeguatezza e vedo quella degli altri perdo la pazienza. è proprio il contrario: quando vedo in me e negli altri l’inadeguatezza a portare a compimento la scelta fondamentale è il momento non di perdere la pazienza, ma di rinforzare la pazienza. La pazienza è l’arte di saper dire io ogni giorno ricomincio. La pazienza è l’arte che mi permette di reggere il peso del quotidiano, che mi permette di stare nelle scelte. ecco perché dico che io non sono paziente. Perché io faccio fatica a stare nel quotidiano. E per finire la pazienza non è passività nell’attesa di, ma azione che si muove nel solco dell’amore. Un amore paziente che vive e opera ogni giorno nell’amore.

2 pensieri su “pazienza

  1. Sabrina

    Buongiorno Don Sandro, io dico sempre che quando distribuivano il dono della pazienza ero già a fare qualcos’altro e ora faccio fatica a ritrovarla. Ma oggi mi hai fatto ricordare un’altra bellissima parola che pronunciava spesso mia nonna e che nei tempi moderni sembra quasi persa in mezzo al tutto: la clemenza. Essere clementi con sé stessi e con gli altri é una forma di perdono importante, serve a non lasciarsi sopraffare dalle piccole sconfitte proprie e altrui ma guardare oltre e vedere il resto. Accettare un errore per poter proseguire la strada, l’amicizia, l’amore, nel perdono di sé stessi e reciproco. Se queste capacità si vedono come esercizio di un arte quotidiana, e non come un semplice dono ricevuto chiunque può tentare e provare a farle sue ogni giorno.

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  2. Stefano

    Buongiorno
    Ho il timore che il solo avere pazienza, possa sfociare nella rassegnazione…ci vorrebbe una pazienza condizionata a darsi una disciplina per regolare l’imperfetto.

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