martedì 16 luglio

di | 15 Luglio 2024

Mc. 14,60-65

60 Allora il sommo sacerdote, levatosi in mezzo all’assemblea, interrogò Gesù dicendo: «Non rispondi nulla? Che cosa testimoniano costoro contro di te?». 61 Ma egli taceva e non rispondeva nulla. Di nuovo il sommo sacerdote lo interrogò dicendogli: «Sei tu il Cristo, il Figlio di Dio benedetto?». 62 Gesù rispose: «Io lo sono!
E vedrete il Figlio dell’uomo
seduto alla destra della Potenza
e venire con le nubi del cielo
».
63 Allora il sommo sacerdote, stracciandosi le vesti, disse: «Che bisogno abbiamo ancora di testimoni? 64 Avete udito la bestemmia; che ve ne pare?». Tutti sentenziarono che era reo di morte. 65 Allora alcuni cominciarono a sputargli addosso, a coprirgli il volto, a schiaffeggiarlo e a dirgli: «Indovina». I servi intanto lo percuotevano.

Commento

Continua il processo a Gesù da parte del sinedrio e questa volta si arriva alla conclusione, alla condanna. La seconda accusa che viene rivolta a Gesù dopo quella legata al tempio è quella legata alla questione del Messia. La domanda è chiara: «Sei tu il Cristo, il Figlio di Dio benedetto? Detto in altro modo: sei tu il messia che deve venire? Gesù è altrettanto esplicito nel rispondere: si lo sono. E aggiunge quella frase che è tratta dal libro del profeta Daniele dove si parla del figlio dell’uomo. Gesù si presenta al popolo come il messia. Lo fa proprio alla fine del vangelo, quando ormai è vicino alla croce. Perché in tutto il vangelo di Marco, Gesù non ha mai fatto questa dichiarazione? Non lo poteva fare questa dichiarazione all’inizio della sua missione in modo da ottenere subito il consenso? Io ho come trovato due risposte. La prima perché proprio nel momento del processo e della passione Gesù prende coscienza, prende atto che Lui è il messia. La seconda risposta è che in quel momento della passione e della croce emerge che tipo di Messia è Gesù: in quel momento emerge tutta la solidarietà dell’uomo Gesù schiaffeggiato e deriso e condannato, con tutta quella parte di umanità che soffre. Emerge: ecco l’uomo della croce.

Preghiamo

Preghiamo  per Carlo

2 pensieri su “martedì 16 luglio

  1. Elena

    Di fronte alle ingiustizie, al dolore, alla condanna spesso si resta per un certo tempo senza parole, specialmente quando sai che nulla cambierà con il tuo grido, con la tua ribellione, con il tuo dissenso. Perché tu non hai il potere di decidere e di salvare. Sei impotente e muto, contempli, stai male, e le parole non escono dalla bocca. Ma c’è un movimento del cuore, un malessere, un dolore assorbito che lavora dentro di te e forse,prima o poi, le parole torneranno ad uscire, l’ingiustizia sarà urlata, si cercheranno rimedi, si farà ostruzione ad un sistema che condanna l’innocenza. Ma ora, è il silenzio…
    Una preghiera per Carlo e per quanti si affidano a Te, uomo della croce.

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  2. sr Alida

    Condivido i vostri commenti, e mi unisco alle intenzioni di per Carlo e per quanti soffrono ingiustamente anche oggi.

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