Le parole hanno un loro peso. Io le uso di frequente a sproposito. Non ce la faccio a seguire una linea precisa. In generale sono chiaro e non baro al gioco delle parole; la mia fatica più grande è mettere insieme discorsi che non hanno il tono giudicante e che vogliono convincere l’altro della bontà delle mie idee. Una ragazza di una scuola superiore durante un incontro, saputo che ero un prete, mi disse così: tu puoi pensare quello che vuoi su questo argomento di cui stiamo parlando, ma ti chiedo una cosa, usa le parole giuste. Usare le parole giuste. Bel tema. Ce ne sono alcune di parole che sono giuste in sé ma che rischiamo di usare a sproposito e in maniera equivoca. Ne voglio elencare alcune di parole splendide, ma usate male. La prima è accoglienza. Bellissima parola. Ma che sta dentro un grande equivoco. Nelle nostre riunioni è stra usata. Dobbiamo essere accoglienti, dobbiamo accogliere, ci dobbiamo aprire all’accoglienza. Ma dove sta l’equivoco. Che chi accoglie sta un po’ più su di chi è accolto. Discorsi di questi giorni: accogliere nelle nostre comunità le persone del mondo lgbt+ . Diavolo, mi chiedo io. Perché le dobbiamo accogliere? Mica sono persone disagiate che hanno bisogno di un buon uomo o donna che accoglie. Sono persone!!! io non le accolgo io ci vivo insieme, sono come me, non hanno bisogno di speciali attenzioni! L’unica vera attenzione di cui hanno bisogno non è una accoglienza, ma l’ascolto di un dolore!!!! Mi sento accolto non quando gli altri mettono subito in evidenza le differenze, magari facendoti capire che la mia parte è un po’ meglio della tua. Non funziona così. Siamo tutti appartenenti al genere umano, ciascuno con le sue caratteristiche, le sue storie e io convivo e condivido con tante storie diverse. Quando siamo seduti a tavola qui a Rosciano non accogliamo nessuno. Siamo tutti seduti allo stesso tavolo. Smettiamola di fare la retorica dell’accoglienza a tutti i costi e cominciamo a camminare fianco a fianco con le persone diverse da noi, ma pienamente uguali a noi. E anche la chiesa, le comunità cristiane e ogni credente esca da questa retorica dell’accoglienza. Io non accolgo nessuno, io vivo con il mondo che incontro e con tutti vorrei mettermi in gioco. Non incontro chi ha bisogno di accoglienza, incontro esseri umani che hanno pari dignità e diritti come i miei.
Il tuo stile di accoglienza é davvero unico e spiazzante… L’apparenza burbera con un cuore grande dietro, sembra tanto un accoglienza di altri tempi, non pensi subito al bisogno ma ti concentri sulla persona, non dai subito tutto ma a poco a poco. Conoscendo la nuova cascina dell’agro, don Sandro, i ragazzi e volontari/e dimentichi i problemi quotidiani per un attimo e ti immergi in un’atmosfera di altri tempi….si lo si sembra una recensione di trip advisor ma é cosi per me, é un posto autentico e spero non cambi troppo! Adoro quando trovo sempre la porta aperta, un consiglio, una marmellata o il famoso sale aromatizzato, i ragazzi impegnati, don Sandro indaffarato che mi dice “la benedizione non te la do per il lavoro, non ne hai bisogno” …e come tornare a casa e trovare la mamma che cucina e ti chiede come stai, il nonno nell’orto, i fratelli che si stuzzicano con battute genuine in poche parole non solo comunità ma Casa. Buona estate a tutti, siete un po’ casa per chi passa da lì, e questo é una grande cosa.