Provo a continuare questa riflessione su agape e amore di donazione. Visto che in qualche modo ho dichiarato che agape-amore di donazione può essere applicato a tutta la vita umana, prendo, tanto per incominciare quella che noi chiamiano vita sociale, la vita di società. Ma per narrare di agape e vita di società prendo spunto da un semplice fatto capitato nell’orto. Quando si lavora per togliere le erbacce, per zappare, per sistemare la terra si è sempre vicini anche agli ortaggi. E così capita che magari non ci accorgiamo e pestiamo le piantine appena piantate. Così è successo con le cipolle: ti giri in malo modo per togliere erbacce e ti ritrovi a calpestare le cipolle. C’è una prossimità tra terra e uomo nel lavoro dove tutto va rispettato con attenzione. C’è una prossimità malvagia di un carro armato nei confronti di una casa, di una persona che quando si muove tira giù, casa, strada e insieme persona. L’agape, l’amore di carità nella vita sociale richiede come minimo una vicinanza, una cura, una prossimità di fiducia. L’amore di carità richiede che da una parte posso avvicinarmi all’altro con rispetto e l’altro non deve necessariamente pensare che io arrivo, saluto, tendo la mano e poi gli faccio del male. posso pensare che se l’altro si avvicina a me lo può fare nella maniera più bella possibile? difficile lo so di questi tempi, ma l’amore di carità nella vita sociale mette in gioco solo una condizione: la fiducia. Mi fido dell’altro che è prossimo a me. Forse posso provare a tradurre questa distanza breve di fiducia con un’altra parola: amicizia. La vita sociale richiede incontro, discussione, democraticità, richiede vicinanza e distanze brevi. Io non so come si può fare a riscoprire quella meravigliosa facoltà della vicinanza, della prossimità, ma so che dobbiamo inventarci qualcosa, fare dei tentativi, prove, esperimenti, non di grandi organizzazioni, ma di semplici tempi e spazi di incontro, dove le distanze si riducono e dove nessuno vuole calpestare l’altro. questo può essere un aspetto dell’amore di carità nella vita sociale, ridurre le distanze per creare occasioni di incontro.
Buongiorno.
Grazie ancora Sandro.
Il sentimento che scaturisce da queste riflessioni sull’Agape e che mi piacerebbe condividere è quello che l’essere umano ha la bontà del rapporto con il suo prossimo quando questo rapporto è nel dono in uscita, il dono dall’interno verso il prossimo, a senso unico.
Quando si è pervasi da questo atteggiamento siamo vicino a ciò che predicava Gesù “se il tuo prossimo richiede di fare un pezzo di strada con lui, tu fanne il doppio, se ti chiede la tunica tu dagli il mantello”.
… “Immagino (sogno) un mondo in cui gli esseri umani si mettono nella prospettiva del dare, sono in uscita con il dono di quanto possono dare, saremmo tutti ricoperti di una ricchezza incredibile!”
Una volta, un mio vecchio socio, all’apice del suo successo, mi spiegò quale atteggiamento teneva per ottenere il meglio: “DARE DI PIÙ, DARE PER PRIMI!”
Poi però il “successo” gli ha cancellato questo atteggiamento…
Grazie ancora