Mi sembra che questa parola smentisce tutto il mito dell’efficienza. Ritengo però che questa parola è anche una parola usata male, in maniera impropria. In genere è attività che diciamo spetta ai monaci e alle monache. È attività che sembra relegata all’ambito della meditazione, della preghiera, del silenzio. Insomma sembra essere attività prettamente spirituale e di conseguenza poco incline alla progettazione, alla programmazione, all’efficienza, al tutto funziona a meraviglia, all’idea che esiste un merito che va oltre ogni forma di fragilità. L’idea che ho in mente io di contemplazione si muove su binari diversi. Tengo a precisare che non è una mia idea, ma un pensiero che ho messo in ordine anche grazie ad una serie di riflessioni e letture personali. Parto da questa considerazione. Mi guardo in giro, vedo cose, vedo persone, vedo vicende. Posso guardare tutto questo con occhio analitico, guardo, osservo, scelgo. Lo sguardo contemplativo non esclude questa possibilità, ma mette in gioco un’altra attenzione che integra lo sguardo analitico. È lo sguardo ascoltante, lo sguardo che percepisce. Lo sguardo contemplativo è lo sguardo dell’amore che sa scegliere per amore, con amore, che sa ponderare che cosa o chi scegliere non solo valutando e analizzando, ma anche cercando di percepire quello che nasce dal cuore e ascoltare bene il cuore e i suoi movimenti. Certo questa è un’arte raffinata, che rischia di cadere nelle scelte fatte per istinto; ritengo invece che aprirsi all’arte della contemplazione è aprirsi all’arte di un ascoltare per capire. Nella contemplazione non è richiesta l’efficienza, ma lo sguardo che lentamente impara a comprendere i movimenti del cuore, sa fare distinzione tra movimenti buoni e movimenti meno buoni. Nelle nostre comunità esercitarci a questa arte vuol dire a volte imparare l’arte dell’ascolto e dello sguardo che dona e riceve doni. Ma se vogliamo imparare l’arte della contemplazione non dobbiamo fare altro che esercitarci non nell’arte dell’efficienza e del mito, ma dell’ascolto e del percepire. So che non ho detto un granché su questa arte del contemplare ma voglio finire così, con queste parole di Gesù che dicono cosa è la contemplazione che supera e va oltre l’efficienza: “E perché vi affannate per il vestito? Osservate come crescono i gigli del campo: non lavorano e non filano. 29 Eppure io vi dico che neanche Salomone, con tutta la sua gloria, vestiva come uno di loro. 30 Ora se Dio veste così l’erba del campo, che oggi c’è e domani verrà gettata nel forno, non farà assai più per voi, gente di poca fede? 31 Non affannatevi dunque dicendo: Che cosa mangeremo? Che cosa berremo? Che cosa indosseremo? 32 Di tutte queste cose si preoccupano i pagani; il Padre vostro celeste infatti sa che ne avete bisogno. 33 Cercate prima il regno di Dio e la sua giustizia, e tutte queste cose vi saranno date in aggiunta.