Parlo di dolore come di travaglio. Parolo di fatica di vivere come di un taglio netto. Parlo agli altri, ma non capisco io. Che cosa è passaggio, che cosa è travaglio, che cosa è taglio netto? Perché ci diciamo con troppa ingenuità e troppa speranzosità che tutto passa? Non vi sembra una mancanza di rispetto per chi cammina nel dolore? Non è più semplice dire, ci sono e lasciare all’altro il compito di pensare ad un eventuale travaglio? Ma io sono pieno di buoni consigli e conosco bene le risposte per gli altri, ma non le adatto per me. Se il travaglio è il dolore che porta alla nascita, io sono prodigo di consigli buoni per far capire che il dolore è di passaggio. Ma quando è il mio dolore che travaglio è? dove sta la speranza, dove sta la rinascita. A volte la devo cercare alla fine di una lunga camminata ed in fondo ad un sentiero; e quando non ho più il fiato ecco che il travaglio diventa parto e il parto diventa vita. sono certo che devo percorrere tutto il sentiero, non mi posso fermare a metà strada. Il calice del dolore forse va assaporato fino in fondo. Non ci scappi, anche se ci provi. Non è un castigo, non è una punizione, non è il sistema punito che stiamo mettendo in piedi. Non è di questo che mi interessa, e non lo voglio sentire questo discorso di un dolore che si riscatta con la punizione. Io so che devo arrivare in fondo al quel sentiero che la vita mi ha riservato. So che non posso scavalcarne un pezzo, ma non per castigo, ma per travaglio e per la vita. Non posso saltare dei pezzi quando si rinasce alla vita. Non posso dire questo pezzo mi fa male e allora lo salto, passiamo alla fase successiva. Il dolore non lo si vince così. Lo si vince passando per un travaglio immenso. Ho paura, ma per vincere il mio dolore devo entrare nel mio travaglio spirituale. O forse ci sono già entrato…. Ma dove è la fine di questo sentiero travagliato?
Non lo so proprio….so per certo che il travaglio non é solo dolore, é speranza che non dobbiamo perdere, se non la vogliamo per noi la dobbiamo trovare per gli altri, a chi si affaccia alla vita, a chi l’ha persa per strada, a chi é già passato e a chi sarà futuro, quante persone abbiamo perso per strada, quanto dolore ci ha accompagnato, ma non voglio più vivere di rimorso e rancori, la strada sarà faticosa ma riserva ancora attimi di gioia da assaporare e da condividere… c’è ancora tanta bellezza da proteggere in questo mondo, cuori fragili e vite spente da riaccendere, e la salvezza passa anche da parole di conforto, da silenzi, da ferite da rimarginare, ma ne varrà sempre la pena, perché la vita é unica e speciale anche all’interno di una strada travagliata, e io per mia fortuna l’ho capito prima di sprecarla questa vita per merito di quella piccola luce che é può essere accesa anche nel più profondo delle tenebre, e cerco continuamente di condividerlo, la speranza é ovunque, nei bambini, negli anziani, tra le mamme e le donne indaffarate di qualsiasi nazionalità e religione, nei mercati, nelle comunità, nei sentieri, tra le strade, negli angoli più bui della città nella fredda notte invernale, basta cercarla ed é infinita, e si moltiplica se viene condivisa e passa tra le persone, con o senza parole, con un sorriso o una coperta, in un collegamento d’amore in cui tutti noi siamo partecipi. Spero di non finire più in strade tortuose o pozzi profondi di dolore, ma ora sono più forte per superarli, perché so dove cercare speranza e che questa vita vale molto più di quanto avrei mai creduto.