Arrivo prima del solito a Rosciano, succede a volta. A volte arrivo tardi, anche se capita poce volte. E le abitudini cambiano subito. Sapendo che arrivo ad una certa ora so come organizzarmi, quando arrivo o prima o dopo il solito orario ho bisogno di un attimo per riorganizzare le idee. anche il gatto Faraone mi guarda e mi dice ce coa fai già qui; lui poi si adatta subito e pensa: questa mattina si mangia prima. Niente di grave sicuramente. Ma è quel solito orario che mi incuriosisce. Il solito orario, le solite cose da fare, le solite persone da vedere, la solita messa. Abitudini che si ripetono come riti a volte pieni di senso a volte vuoti di senso. Il solito cibo sulla mensa, la solita questione che si pone tutti i giorni. Tutto come al solito. Poi d’improvviso l’imprevisto. Non si tratta di un imprevisto legato ad un orario diverso, questo si aggiusta subito. L’imprevisto di una malattia, di un litigio, di un conflitto, di un’alluvione, di una guerra, della perdita del lavoro. questi sono autentici imprevisti. Con questi dobbiamo fare i conti seriamente. Non è più la solita vita. E’ vita per aria, scombussolata, a volte vita che non ha più un senso, che non regge la prova dell’umano. Dal momento in cui arrivano questi imprevisti la vita è tutto un imprevisto, bisogna improvvisare tempi e modi, bisogna improvvisare soluzioni per cercare di tenere insieme tutti i pezzi. Ritengo che uno dei modi per reggere il colpo al grande imprevisto della vita è quello di avere una riserva di vita speciale. Come quando vai in montagna e ti viene una crisi di fame e hai nello zaino un biscotto, un po’ di cibo, un frutto. Riserva nello zaino per quel tempo che non è più normale ma eccezionale, per quel tempo che non è più il solito tempo, ma un tempo che porta con se il grande imprevisto della vita.