territori

di | 13 Novembre 2023

Risalgo la valle di sabato pomeriggio e rientro in collina alla domenica sera. Mi trovo bene in questo viaggiare su e giù. E quando sono in valle ho tempo per stare a tavola tranquillo, per parlare, per riposare e per incontrare. La domenica faccio un su e giù per paesi. Mi guardo in giro e rivedo paesaggi che avevo vissuto tanti anni fa e che riemergono dalla mia memoria. Mi prendo una pausa e va bene così. In questo mio salire su giù per i paesi della valle mi rendo conto di quanto la chiesa con le sue opere nel tempo , oserei dire nei secoli ha lasciato un segno. Chiese, campanili, oratori, case parrocchiali, asili. Ed oggi? Oggi chi ha la responsabilità si trova a dover gestire tutto quanto è stato lasciato come segno per il tempo futuro. Forse ci si aspettava che nella chiesa nulla doveva cambiare, che le belle opere potevano essere luoghi di incontro per sempre. O forse non è nemmeno così. Certo ci abbiamo sperato che nulla doveva cambiare. Oggi ci troviamo con tante opere, con persone di buona volontà che mandano avanti le opere e con una domanda: che fare per il futuro. Non sto a dire che abbiamo sbagliato negli anni passati e che ci siamo illusi, non sta a me fare queste domande e nemmeno avere il coraggio delle risposte. Non ho nessuna pretesa di sapere che fare e come progettare il futuro. So una cosa sola: di fronte alle grandi trasformazioni pensate, causate, realizzate dall’uomo nel bene e nel male, mi sembra che dobbiamo non soltanto mettere in relazione gli umani che abitano  le nostre terre, ma mettere in relazione territori, natura, terre, uomini e donne, chiesa e società civile. Tutto va messo in relazione. Niente di nuovo direte voi. È vero ma ora è giunto il momento di attuare questa completa relazione tra tutto quanto è l’insieme della vita umana. Ogni forma di relazionalità che ha considerato la terra esterna alle nostre relazioni di mutuo vantaggio ha portato a gravi profanazioni del pianeta e gravi danni per la socialità, lasciando il vuoto dietro e dentro di sé. La sfida teorica e culturale che abbiamo davanti non è solo riferita all’umano ma anche al rapporto con la natura e la terra, con i territori che abitiamo.

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