Tutto procede per il meglio, si cammina in una direzione che supponiamo giusta. Riusciamo a reggere il colpo delle tante cose da fare. Siamo anche orgogliosi delle nostre attività, progettiamo il futuro. Ci illudiamo che il futuro è talmente bello che possiamo sognare quasi in grande, anche se ufficialmente sbandieriamo la mitica frase: siamo piccoli e rimarremo piccoli. Per la verità tutto questo non è fatto da un noi, ma da un io, da me. Sono io che immagino tutto questo. Penso anche a come dare spazio ad altri. Cammino bene, così mi illudo. Poi un imprevisto, un bando che dopo due anni non è ancora stato chiuso e soprattutto un bando di cui non si vedono all’orizzonte i soldi. L’imprevisto mi mette in crisi. Ma allora tutto da rifare un’altra volta? Tutto da ripensare? E tutti i sogni che avevo in mente? L’imprevisto nel cammino è così: prima mi mette in crisi, poi mi ridimensiona, poi, se riesco, riparto anche se non so bene per dove. Quando nel cammino lineare succede un imprevisto, il vero tema non è la comparsa dell’imprevisto, ma la gestione di tale imprevisto. Tutto procede bene, arriva una malattia che faccio adesso? Come gestisco l’imprevisto. Di una cosa sono certo l’imprevisto mi aiuta a ricentrarmi sull’essenziale, su quello che conta davvero. La tentazione nelle gradi organizzazioni è quella di eliminare l’imprevisto; secondo il modello del si è sempre fatto così, eliminiamo la questione che non funziona e riprendiamo il cammino. Questa è la strada classica. Ma non sempre l’imprevisto si può eliminare. Magari uno con una malattia ci deve convivere tutta la vita. e allora che fare. Può un imprevisto diventare una nuova occasione? Io penso di sì. Certo, è’ come se l’imprevisto prima di farti ripartire, ti spoglia di tutto e poi non sai bene come si fa ripartire. Io non vorrei comunque perdere l’occasione di gestire un imprevisto. Certo devo cambiare direzione