Arrivo tardi a scrivere le mie solite righe. E mi giustifico dicendo che sono a Marango e i ritmi cambiano un po’. A volte arrivo tardi agli incontri, se la riunione è alle 18 cerco di arrivare puntuale. Al massimo vado via prima perché faccio i miei calcoli e mi dico che se tutti sono puntuali finiamo giusti e quindi posso fare altro. Quasi mai arrivo tardi a Messa, in quello sono abbastanza puntuale. Arrivo tardi agli inviti fatti dagli amici. Ma forse nemmeno questo è vero. In genere cerco di essere puntuale. Insomma non sono il tipo che di solito arriva tardi. Certo succede, ma non è una ma abitudine. E nella vita? nelle decisioni che contano? Arrivo tardi o sono puntuale. La parola sacra parla di kairos, di tempo opportuno, di un tempo di accadimento. Questo kairos è un tempo di grazia e bisogna avere l’avvertenza di prenderlo al volo. Se nella vita sono abbastanza puntuale, nel kairos sono più lento, faccio fatica ad essere puntuale in queste questioni. Vado alla ricerca di mille motivazioni e così perdo il treno che poi non si sa bene quando passa di nuovo. A volte vedo il treno della grazia passare e non ci salgo sopra, altre volte lo vedo passare ma ne prendo un altro. Si nella vita, nella grazia che passa arrivo tardi. La cosa che più mi fa arrabbiare è che conosco bene la grazia, il kairos, il tempo opportuno, ma qualcosa mi impedisce di lasciare per scegliere e andare. So bene quale è la paura più grande: morire al vecchio per partire con il nuovo. E allora metto insieme vecchio e nuovo ma alla fine si strappa tutto e rimango con brandelli di vita vecchi in mano e brandelli di vita nuova che volano in giro. Come dice bene il vangelo: “Nessuno strappa un pezzo da un vestito nuovo per attaccarlo a un vestito vecchio; altrimenti egli strappa il nuovo, e la toppa presa dal nuovo non si adatta al vecchio.”