arrivo dopo tre ore di viaggio e mi accoglie un piccolo anfiteatro. Un cerchio di sedie e un cerchio di piante. Un altare che è un tavolo per la celebrazione e poi i monaci e la gente che ti saluta. Sono a Marango per qualche giorno. Arrivo e la prima cosa che incontro è questo anfiteatro per la celebrazione della messa. Ma questo piccolo anfiteatro fatto naturale di persone e di creazione è come un piccolo abbraccio, anzi un grande abbraccio. Nella preghiera mattutina si legge una delle poche preghiere della liturgia di Bose che ricordo a memoria: Liberaci dall’amore di noi stessi, affinché respiriamo nell’esteso spazio della misericordia e possiamo riconoscerci in alleanza con i fratelli e le sorelle: allora sperimenteremo la pace che deriva dalla sottomissione reciproca. Liberaci dall’amore di noi stessi, respirare nell’esteso spazio della misericordia, essere fratelli tra di noi. Questo è l’anfiteatro che ogni giorno cerco nella mia vita. questo è l’anfiteatro che diventa abbraccio quotidiano che ogni volontario dovrebbe ricevere e donare. Questo dell’esteso spazio della mmisericordia e della fraternità è l’anfiteatro della vita: un abbraccio di misericordia che ci rende fratelli vivi. Penso che questo è il valore aggiunto del volontario. Penso che questo è il valore aggiunto di ogni esperienza di vita buona. Un anfiteatro di fraternità che ti accoglie ogni giorno. Non vado oltre oggi, mi fermo qui. Auguro a tutti di essere abbraccio di misericordia e di ricevere ogni giorno un abbraccio di misericordia. C’è un abbraccio che è unico: l’esteso spazio della misericordia del Padre. E Dio sa di quanto ne ho bisogno.