Gv. 16,16-24
Un poco e non mi vedrete più; un poco ancora e mi vedrete”. 17Allora alcuni dei suoi discepoli dissero tra loro: “Che cos’è questo che ci dice: “Un poco e non mi vedrete; un poco ancora e mi vedrete”, e: “Io me ne vado al Padre”?”. 18Dicevano perciò: “Che cos’è questo “un poco”, di cui parla? Non comprendiamo quello che vuol dire”. 19Gesù capì che volevano interrogarlo e disse loro: “State indagando tra voi perché ho detto: “Un poco e non mi vedrete; un poco ancora e mi vedrete”? 20In verità, in verità io vi dico: voi piangerete e gemerete, ma il mondo si rallegrerà. Voi sarete nella tristezza, ma la vostra tristezza si cambierà in gioia.21La donna, quando partorisce, è nel dolore, perché è venuta la sua ora; ma, quando ha dato alla luce il bambino, non si ricorda più della sofferenza, per la gioia che è venuto al mondo un uomo. 22Così anche voi, ora, siete nel dolore; ma vi vedrò di nuovo e il vostro cuore si rallegrerà e nessuno potrà togliervi la vostra gioia. Quel giorno non mi domanderete più nulla. In verità, in verità io vi dico: se chiederete qualche cosa al Padre nel mio nome, egli ve la darà. 24Finora non avete chiesto nulla nel mio nome. Chiedete e otterrete, perché la vostra gioia sia piena.
Commento
Vale anche per me la domanda dei discepoli: che cosa è quel poco di cui parla. Faccio fatica anche io ad entrare in questo mondo della fine e della rinascita, del non vedere e del vedere. Che cosa sta dicendo Gesù? La cosa interessante è che il tempo dell’assenza è un attimo, dura poco. è il tempo della croce, della sepoltura, mentre il tempo della presenza è per sempre. È bellissimo l’esempio della madre che partorisce. Un attimo è il dolore della sofferenza per la nascita, è per sempre l’amore che unisce madre e figlio. E questnascita e questo amore produce una gioia senza fine. Di fatto Gesù non risponde direttamente alla domanda dei discepoli, ma li invita alla fiducia. È vero che i discepoli saranno provati, soffriranno molto, abbandonati a un mondo che gioisce della morte di Gesù, ma, assicura che la loro tristezza si cambierà in gioia. Alla tristezza è contrapposta un tempo in cui tutto sarà capovolto. Quell’inciso «ma la vostra tristezza si trasformerà in gioia», sottolinea tale cambiamento di prospettiva. In definitiva i discepoli ricevono da Gesù una promessa di felicità, di gioia; in virtù di quell’attimo che capovolge la situazione difficile in cui «i suoi», la comunità ecclesiale sono sottoposti, essi entreranno in una realtà di mondo illuminata dalla resurrezione.
Preghiamo
Preghiamo per Claudio
Rinascere avere fiducia, è vero che rinascere non è così semplice, chiede conversione di cuore di mente… Riporre la fiducia nel Signore, lasciare che operi Lui in me… È pensare almeno che non lo vedo, ma è lì presente al nostro terribile e stupendo quotidiano. Una preghiera per Claudio.
Quando la tristezza si trasforma in gioia? Forse quando si riesce a vedere un oltre? Forse quando dal dolore emerge una speranza? Forse quando si riesce a leggere il dolore come strumento e passaggio inevitabile? Forse quando, anche il dolore, lo si trasforma in amore?
Preghiamo per tutti noi affinché possiamo leggere e vedere luce anche attraverso la perdita ed il dolore, perché i nostri cuori e il nostro sguardo restino rivolti al cielo, nonostante tutto. E preghiamo per Claudio!